Cemetery Lust - Screams Of The Violated (Reissue)

Copertina 6

Info

Anno di uscita:2015
Durata:27 min.
Etichetta:Hells Headbangers Records

Tracklist

  1. THROW THE SWITCH
  2. PERVERTED AGGRESSOR
  3. SEXUAL MANIAC
  4. RESURRECTED WHORE
  5. BLACK ANGELS OF HELL
  6. DEMONIC DEMENTIA
  7. POSSESSED CONFESSIONS
  8. NIGHT OF THE CREEP

Line up

  • Andrew Angeldust: vocals
  • Squid Nasty: guitars
  • Nasty Nate: guitars
  • Raypist: bass, backing vocals
  • Disgustor: drums

Voto medio utenti

I Cemetery Lust vengono da Portland, Oregon, e hanno all’attivo due full length. Questo “Screams of the violeted” è in realtà il loro album di esordio, pubblicato originariamente nel 2012 dalla Headsplit Records, e ristampato oggi dalla Hells Headbangers. La prima domanda che sorge spontanea, quindi, è: era veramente un’operazione necessaria? Secondo la mia personalissima opinione no. Nel senso che pur non trattandosi di un brutto disco, siamo comunque al cospetto di un album superfluo, che nulla aggiungerà alla vostra già nutrita collezione discografica, se non una mezzoretta di thrash/black sparato nudo e crudo nelle vostre orecchie. Insomma, avremmo potuto vivere tranquillamente senza, e la Hell Headbangers avrebbe potuto sfruttare meglio le proprie finanze pubblicando qualcosa di inedito invece di andare a ripescare un album che quasi nessuno si è filato tre anni fa, e non penso si fileranno più di tanto in seguito a questa ristampa.

Messe da parte queste considerazioni puramente di mercato, veniamo alla musica. Come già accennato i nostri si cimentano con un thrash primordiale pregno di richiami black e death, mescolando il tutto con sapienza e sprigionando una discreta rabbia dai propri strumenti. Niente, però, che non abbiamo già ascoltato trent’anni fa da band come Slayer, Kreator, Sarcofago o primissimi Death. I richiami ad album come “Pleasure to kill” o “Show no mercy” sono veramente marcati, a volte si rischia quasi il plagio, però tutto sommato l’album si lascia ascoltare, purché amiate queste sonorità e riusciate a passare sopra al fatto che si tratta di una band fortemente derivativa.

Il problema fondamentale è quello affrontato in mille altre recensioni tipo questa qui, e cioè che negli ultimi anni la scena thrash s’è veramente inflazionata, riempiendosi di centinaia di nuove band. Non sempre però si tratta di gruppi validi e non sempre ci si può fermare alla pura e semplice attitudine, c’è bisogno anche di un po’ di sostanza. I Cemetery Lust questa sostanza ce l’hanno? In parte direi di sì. Brani come “Sexual maniac”, “Demonic dementia” o “Black angels of Hell” picchiano veramente duro, soprattutto se calcoliamo che stiamo pur sempre parlando di un debut album. Quello che dovrebbero fare i nostri è scrollarsi un po’ di dosso le eccessive influenze che minano la propria musica, cercare di arrivare ad un proprio stile, un proprio sound, per provare a distinguersi dalla massa informe di band che affollano la scena thrash. Il dubbio che mi sorge, leggendo la rece del buon Kalhyma del secondo album della band, è che i nostri non siano riusciti a farlo. Non ho ascoltato il disco, ma mi fido del buon Emiliano, per cui deduco che l’aspettata crescita non ci sia stata. A questo punto non mi resta altro da fare che aspettare la pubblicazione del terzo full length per constatare se la maturità è arrivata oppure no. Per ora mi sento di consigliare questo album solo ai thrash maniacs più incalliti. Per tutti gli altri si tratterebbe solo di un ascolto magari anche gradevole, ma che difficilmente troverebbe un seguito.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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