Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:56 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. FIGHT FOR YOUR HONOUR
  2. THE ONE
  3. BELIEVABLE
  4. TOKYO
  5. BETTER MAN
  6. ALL I SEE
  7. EYES OF A CHILD
  8. THE RUNNER
  9. AGAINST THE WORLD
  10. FALLEN ANGEL
  11. SECOND TIME AROUND

Line up

  • John "Jaycee" Cuijpers: vocals
  • Andy Burgess: guitars, backing vocals
  • Tino Troy: guitars, backing vocals, keyboards
  • Chris Troy: bass, backing vocals
  • Hans In T' Zandt: drums, percussion, backing vocals

Voto medio utenti

Alcuni gruppi sembrano destinati a essere “sottovalutati” … formazioni di grande valore ed esperienza che anche quando vengono apprezzate, finiscono poi per essere date quasi “per scontate”, forse per quell'atavica bramosia di “nuovo” che fatalmente affligge il musicofilo.
Per quanto mi riguarda (e ho idea di essere in buona compagnia …) i Praying Mantis sono da annoverare proprio tra queste band, molto affidabili e competenti, che difficilmente deludono e che allo stesso modo sarà alquanto improbabile riservino grandi “sorprese”.
Beh, sarebbe un errore madornale considerare “Legacy” “solo” un altro episodio di pregio in una discografia, soprattutto negli ultimi periodi, piuttosto lineare, un prodotto da acquistare una volta esaurita la lista delle tante fantomatiche “new sensation” che il business musicale ci propina ogni giorno e magari pure quella delle celebrità “di ritorno” maggiormente trendy.
Era già parecchio tempo che un disco della Mantide albionica non mi procurava emozioni così intense (non vorrei fare paragoni espliciti, e tuttavia vi basti sapere che mi sono venute addirittura in mente le sensazioni provate ai tempi degli Stratus … e i fans mi avranno già capito!), che ogni brano di un loro platter mi riservava continue stimolazioni sensoriali.
Con l’innesto del duo olandese John Cuijpers (Ayreon, Cooper Inc., C.T.P.) alla voce e Hans in ‘t Zandt (Vengeance, Bangalore Choir, Cooper Inc., Mad Max, Chinawhite) alla batteria, i fratelli Troy hanno evidentemente ritrovato la vitalità compositiva e interpretativa dei tempi migliori, coadiuvati ancora una volta dalla chitarra sensibile di Andy Burgess, confermato dopo le ottime prove evidenziate nel passato più recente dei nostri.
Non c’è un brano del programma che non conquisti l’attenzione, non uno che si possa trascurare sotto il profilo dell’intensità espressiva e della diffusione emotiva.
Lo stile privilegiato è ovviamente quello dell’hard melodico pomposo ed evocativo (una “roba” tra Rainbow e Magnum, per i neofiti), di un tipo, però, che non dimentica la sua nobile filiazione di natura NWOBHM (e qui potemmo citare Omega e Saracen, per fornire qualche utile spunto “d’indagine” ai rockofili meno smaliziati), realizzando un’opera equilibrata e variegata oltre che, lo ripeto, assolutamente priva di controindicazioni.
I sostenitori dei suoni maggiormente cromati potranno dissetarsi alla fonte dell’epica “Fight for your honour”, dell’incalzante “The runner” e della potente “Second time around”, chi adora vedere i propri sensi blanditi da sonorità AOR troverà grande conforto nei gioiellini “The one”, “Believable” (veramente splendida!) e "All I see”, mentre a beneficio dei cultori di suoni più sinfonici ed esotici i britannici offrono le atmosfere (comunque sempre abbastanza Rainbow-iane) di “Tokyo”, con un Cuijpers (una sorta d’interpolazione timbrica tra Dio, Tony Martin e qualcosa di Ian Astbury) sugli scudi.
Rimanere impassibili di fronte all’enfasi ombrosa e appassionata di “Better man” raccomanda la visita da un bravo psicoterapeuta (disturbi nella sfera emozionale?), “Eyes of a child” unisce grinta e melodia come pochi sanno fare e il pathos magniloquente e le armonizzazioni di “Against the world” e dell’irresistibile "Fallen angel” procurano continui brividi di soddisfazione, praticamente impossibili da arginare.
Un’eccellente resa sonora e l’artwork affidato all’illustre Rodney Matthews (Magnum, Diamond Head, Allen/Lande, nonché autore delle grafiche per gli storici “Time tells no lies” e “Predator in disguise”, di fronte ai quali, tanto per, ehm, continuare a non fare scomodi confronti, questo lavoro non sfigura per nulla …) arrivano a completare l’elenco dei motivi per cui questo “Legacy” deve assolutamente fare parte della vostra preziosa collezione.
Non male per uno dei loser più celebri della NWOBHM
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 ago 2015 alle 09:42

Io dei Praying Mantis ho solo Time Tells No Lies che reputo un capolavoro, poi il loro graduale avvicinamento all'AOR me li ha fatti allontanare, ma daro' una chance a questo disco.

Inserito il 22 ago 2015 alle 09:38

Fai bene Frank a disintossicarti ogni tanto ;)

Inserito il 22 ago 2015 alle 01:20

Come genere siamo sul bordo esterno (e difficilmente raggiungibile) della galassia dei miei ascolti ma... ogni tanto ho bisogno di dischi così. Album di gran classe, molto bravo Aimax.

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