Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2015
Durata:36 min.
Etichetta:Independent

Tracklist

  1. HUMAN ABUSE
  2. EARTH ANNIHILATION
  3. CHOCKING THE LAST BREATH
  4. DROWN IN THE DUST
  5. SUFFERING IN A LAKE OF SOLITUDE
  6. THE TRAGEDY OF THE GUNS
  7. BEATEN & KILLED
  8. HER VIOLATED BODY
  9. FREEDOM OF SPEECH
  10. SLAM AGAINST THE INJUSTICE
  11. GLI ANNI DI PIOMBO

Line up

  • Sabatino "Sab": guitars
  • The Killer: guitars
  • Jubbino: bass
  • Pelle: drums
  • Antomega: vocals
  • Alex Gore: vocals

Voto medio utenti

È bello poter vedere che dal punto di vista estremo (nello specifico, death metal), in Italia non esistono solo cloni degli Hour Of Penance. Tolta una decina di band che stanno lavorando molto bene con tenacia, tecnica, personalità e stanno lentamente raccogliendo i frutti del sudore delle proprie ascelle, gran parte del panorama estremo sembra ripetere suoni e soluzioni degli ultimi 8/10 anni all'infinito. Ben venga allora una realtà come quella degli abruzzesi The Juliet Massacre che prova a mescolare le carte.

Per quanto io non sia fan delle contaminazioni x-core, apprezzo chi prova un approccio al death metal con un pochino di personalità, ed ecco che nel suono dei Nostri vengono a fondersi i "vecchi" Suffocation, Behemoth con Aborted, Devourment, Despised Icon, Job For a Cowboy per arrivare fino a Bring Me The Horizon e All Shall Perish. In pratica, vent'anni di evoluzione (per qualcuno involuzione) del death metal che vengono tradotti in un death/slam/core metal.
Tutti gli elementi sono bilanciati con gusto nel songwriting della band, senza che l'aspetto tecnico prenda il sopravvento e, soprattutto, senza quelle sbrodolatine leccate tipiche del deathcore. Qui le aperture melodiche caratteristiche di questo sotto-genere ci sono ma sono piazzate nei punti giusti, non sono eccessive e la base sonora rimane comunque cazzuta ed incentrata su un buon riffing ed un ottimo drumming. Il fatto di non avere al momento un etichetta e di aver fatto tutto in modo indipendente è ammirevole, visto anche l'ottimo sound ottenuto e l'artwork curato da Gozer Vision. Il disco vanta anche la presenza di tre ospiti quali Julien Truchan dei Benighted, Radim degli Spasm e Alessandro Falà dei bravi thrashers abruzzesi Sawthis.

Veniamo alle dolenti note.

I The Juliet Massacre sono in 6 perché hanno due cantanti. Dici, due cantanti per fare death metal? Sì. Niente merdate da rap/pop, si dividono semplicemente le parti più cavernose, basse, piene e quelle più alte e urlate. Il problema è che mentre Alex è convincente, "sul pezzo" e "inglobato" nella musica, Antonio ha un approccio scazzato che dà sui nervi e rovina pezzi che altrimenti funzionerebbero ancora meglio.

Questo, naturalmente, secondo la mia modestissima opinione, se siete dei gggiovani estremisti musicali dategli un ascolto, io pregi e difetti ve li ho evidenziati e ritengo che non vadano oltre ad una sufficienza piena, poco più.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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