The 69 Eyes - The Best of Helsinki Vampires

Copertina 7

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2015
Durata:115 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. LOST BOYS
  2. PERFECT SKIN
  3. BRANDON LEE
  4. LOST WITHOUT LOVE
  5. FEEL BERLIN
  6. THE CHAIR
  7. DEAD GIRLS ARE EASY
  8. RADICAL
  9. TONIGHT
  10. DANCE D'AMOUR
  11. BORDERLINE
  12. DEAD N' GONE
  13. ROCKER
  14. ROSARY BLUE (FEAT. KAT VON D)
  15. NEVER SAY DIE (SINGLE MIX)
  16. GOTHIC GIRL
  17. BETTY BLUE
  18. SISTER OF CHARITY
  19. LOVE RUNS AWAY
  20. WE OWN THE NIGHT
  21. RED
  22. DEVILS (SINGLE VERSION)
  23. WRAP YOUR TROUBLES IN DREAMS
  24. WASTING THE DAWN (REMIX 2003)
  25. KISS ME UNDEAD
  26. CRASHING HIGH
  27. STOLEN SEASON
  28. GHOST

Line up

  • Jyrki 69: vocals
  • Bazie: guitar
  • Timo Timo: guitar
  • Archzie: basss
  • Jussi 69: drums

Voto medio utenti

Non so ora, ma ai tempi della mia adolescenza recitare il ruolo del metallaro duro e puro portava con sé una spiacevole controindicazione: riduceva drasticamente le chances di limonare con rappresentanti del gentil sesso che non fossero metallare anch’esse. E siccome nel mio liceo queste ultime non superavano le tre unità, ci si doveva giocoforza arrabattare come meglio si poteva.

Quale strategia elaborai per azzardare qualche timido approccio senza smarrire la dignità e il senso di appartenenza che il nostro genere favorito impone(va)?
Beh, le compilation su cassetta!

Confezionando tracklist zeppe di lentoni e ballate volevo dimostrare che il metal, come direbbe l’indimenticato Mario Brega, “po esse fero e po esse piuma”, e che all’interno di un involucro fatto di capelli lunghi e magliette truci spesso alberga un ragazzo sensibile e ricco di sfaccettature.

Di solito, nelle mie raccolte non mancavano mai:
- Tears of the Dragon di Bruce Dickinson
- Forever degli Stratovarius
- Gentle Change degli Angra
- Another Day dei Dream Theater
- Love You to Death dei Type O Negative
- Mama I’m Coming Home di Ozzy
- la cover di Don’t Fear the Reaper degli Him
- Believe dei Savatage
- Breakin’ Down degli Skid Row

Oltre a tali, immancabili capisaldi, avevo poi iniziato a inserire un brano pescato sul cd di una rivista cartacea (più o meno) metal, da tempo defunta.
Un brano che, a mio avviso, si ergeva a portatore delle più alte chances di farmi limonare con la destinataria di turno della compilation.
Si trattava di Wasting the Dawn dei The 69 Eyes.

Fu proprio l’album omonimo, risalente al 1999, ad imprimere la svolta gotica che avrebbe marchiato a fuoco la band finlandese da lì in avanti; sino a Wrap Your Troubles in Dreams, i Nostri si erano dilettati -con buon costrutto- con uno sleaze rock fortemente debitore degli Hanoi Rocks.
Seguì una doppietta (Blessed Be e Paris Kills) in cui tastiere e influenze dark sovrastavano la componente hard; poi il primo best of (Framed in Blood – The Very Blessed Of The 69 Eyes) e un’accoppiata -Devils e Angels– in cui si gettava un ponte fra le ultime tendenze vampiresche ed il sound più sanguigno degli esordi.
Equilibrio che ha retto tanto in Back in Blood (2009) quanto nell’ultimo X, i quali sono riusciti a consolidare ulteriormente -e forse definitivamente- songwriting e status raggiunti da Jyrki e soci.

Oggi, tagliato il ragguardevole traguardo dei 25 anni di attività, i The 69 Eyes decidono di immettere sul mercato una seconda, massiccia raccolta dei propri pezzi migliori.
The Best Of Helsinki Vampires annovera addirittura 28 episodi, ripescati senza dimenticanze clamorose pur tenendo a debita distanza la prima incarnazione sonora, quella più stradaiola e puramente rock -quasi fosse un passato scomodo come quello dei Pantera pre-Cowboys From Hell-.
Poco male, in verità: la cover di Call Me non avrebbe sfigurato, ma i “classici” della band ci sono tutti. Così, le suadenti Brandon Lee e The Chair convivono con le sbarazzine Dead Girls Are Easy, Love Runs Away e Devils; agli hit singles Lost Boys, Feel Berlin e Never Say Die fanno da contraltare le più umbratili Radical, Ghost e Red, con le pruriginose Dance D’Amour e Gothic Girl a condire il tutto.

Il livello, come evincerete dal voto, è a mio avviso discreto: non parliamo dei nuovi Ramones né dei legittimi successori dei The Sisters of Mercy, bensì di un gruppo che ha saputo attingere dalla fonte compositiva di grandi realtà del passato, creando un sound godibile e accattivante.

Che siano ruffiani da far schifo, commerciali sino al midollo, studiati a tavolino per accalorare le ragazzine, antipatici e agghindati in modo discutibile ve lo concedo; al tempo stesso, credo sia corretto conceder loro il merito di aver composto alcune canzoni davvero belle.
Canzoni che, tra l’altro, hanno permesso ai cinque finlandesi di vivere di musica, di girare il mondo da rockstar e, presumo, di sedurre quantitativi abnormi di pulzelle discinte.

Risultato diametralmente opposto a quello delle mie compilation su cassetta.
Oh, bravi loro, che vi devo dire…

http://www.youtube.com/watch?v=gKm4yZura_o
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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