Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2015
Durata:42 min.
Etichetta:Northern Silence Productions

Tracklist

  1. THE SLEEPING FIELDS
  2. GOLDEN NUMBER
  3. HAPPYHOUSE
  4. BENEATH THE SHADE TREE
  5. THE SILVER FLOWER PT. 1
  6. THE SILVER FLOWER PT. 2
  7. DEATH AND THE MAIDEN

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Triste è bello.

Non so spiegarmene il motivo, ma da sempre subisco l’insopprimibile fascino della tristezza, sensazione di cui faccio volentieri a meno nella “vita vera”, ma a cui non riesco a rinunciare nelle mie frequentazioni in ambito musicale.

Tutto iniziò da bambino, durante i viaggi in macchina coi miei spesi nell’attesa che si decidessero a inserire una cassetta di De André. Anni dopo, per fortuna, imboccai il sentiero giusto, e invece d’indirizzarmi verso la Malinconoia di Marco Masini scelsi di chiedere asilo a Katatonia, Paradise Lost, Anathema e Type O Negative.

Eppure, la mia sete di abbattimento sonoro non si era ancora estinta, e anzi mi spingeva a rovistare ancor più nell’underground.
Lo feci: vagabondai in lungo e in largo per i più oscuri anditi della nostra musica prediletta, scoprendo così Varg Vikernes e la sua nera arte. Incamminandomi lungo quella direttrice, non impiegai molto a raggiungere i bui reami di Shining, Silencer, Austere, Nyktalgia, Lifelover e Forgotten Woods.

Mi resi subito conto di aver infine raggiunto la mia destinazione finale.
La trasposizione definitiva della tristezza in note.
Il depressive black metal.

Fra i numerosi esponenti che negli ultimi tempi hanno popolato il genere, ho riservato particolare attenzione ai cinesi Ghost Bath: il loro full d’esordio, dalla bellissima copertina, mi aveva molto colpito.
Funeral si appostava a metà del guado, attingendo così sia dalla corrente primigenia e minimale del suicidal sia da quella più attenta a costruzione melodica e arrangiamento sviluppatasi negli anni. Il risultato era sorprendente, e gettava i semi per qualcosa di ancor più grandioso.
Semi che, dopo un anno appena, hanno fatto sbocciare questo Moonlover.

L’artwork è ancora una volta stupendo, mentre il sound ha compiuto un ulteriore passo verso influenze shoegaze, post e wave; dunque, s’ingentilisce la distorsione e si sciolgono le lancinanti urla del singer in un contesto musicale vicino alla nostalgica scioglievolezza di Deafheaven e Germ.

Proprio il nome di queste due band spunterà nella vostra testolina in occasione dell’opening track: Golden Number, che segue all’intro The Sleeping Field, si erge a manifesto delle potenzialità dei Ghost Bath.
Incalzante e maestosa, colma di indimenticabili linee di chitarra che suonano come un lungo addio, la canzone ci travolgerà con un impatto emotivo di rara intensità, per poi abbandonarci a terra stremati e chiudere con due minuti di raccolte dissertazioni pianistiche.
Uno dei brani cardine del 2015 per il sottoscritto.

Happyhouse è più grezza, più tipicamente black, ma si rivelerà episodio isolato: il feeling liquido e sospeso della successiva Beneath the Shade Tree, così come la soffusa parentesi a nome The Silver Flower Part I, rivendicano la natura introspettiva e intima dell’opera… e denotano, a mio avviso, una pianificazione non ottimale della tracklist: inserire due soffuse strumentali una dopo l’altra a metà scaletta non mi sembra l’idea del secolo, ma tant’è.

Meno male che interviene la seconda parte del Fiore Argenteo a ridestare l’attenzione. Ottimo brano, che fa il paio con la conclusiva Death and the Maiden, tanto frenetica quanto mesta.

Moonlover, l’avrete capito, mi è piaciuto non poco; forse, dopo il folgorante incipit, mi sarei atteso ancor di più, ma i cinesi hanno margine e tempo per migliorare… se non si suicidano nel frattempo.

La tristezza vien vissuta come un valore negativo,
Mentre invece va vissuta come un valore positivo.
Non commettete l'errore di denigrare la tristezza
”.

Io mi fido ciecamente di voi, cari Elii, e infatti mi crogiolo nella tristezza riascoltando Moonlover per l’ennesima volta, toh.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 18 mar 2015 alle 08:20

Album stupendo, capace di unire perfettamente le origini del genere con una trasposizione futuristica assolutamente intelligente e digeribile anche per i meno propensi a concessioni sonore d'avanguardia (come il sottoscritto). Un album freddo, disperato, un lungo viaggio in un tunnel senza luce, buio pesto-morte.

Inserito il 18 mar 2015 alle 06:57

Bellissimo

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