Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2014
Durata:48 min.
Etichetta:Pure Seel Records

Tracklist

  1. ETERNAL RITES
  2. YOUR OWN VOICE
  3. ASCENDANT
  4. LEGION
  5. UNDERGROUND REBELLION
  6. GHOST OF A MEMORY
  7. PATH NOT TAKEN
  8. BURNING BRIDGES
  9. REDEMPTION DAY

Line up

  • Giles Lavery: vocals (guest)
  • Youmni: vocals (guest)
  • Vin Nair: narrator (guest)
  • Ashish Shetty: lead guitars
  • Vikram Bains: lead guitars
  • Riju “Dr. Hex”: bass (guest)
  • Praveen: drums

Voto medio utenti

Classicamente heavy-metal, evocativo ma diretto, ruggente e ben suonato, appassionato e incosciente, mal prodotto ma sorprendente.
Tutto questo è Voices of Eternity, terzo lavoro in studio dei Blood & Iron (la fantasia regna), ma perché dovrebbe essere sorprendente? Beh signori, questi guerrieri del metallo sono... indiani!

Che la nostra musica non abbia più barriere lo sappiamo, che da quelle zone provengano valide band dal thrash al death, al black, anche. Sentire però un gruppo suonare heavy metal nella sua accezione più pura, in modo così convincente, fa un gran piacere. La band è composta ufficialmente da due bravi chitarristi ed un ottimo batterista che, per la registrazione di questo disco, hanno assoldato membri di altre band. Nello specifico parliamo di una coppia di cantanti, ovvero Giles Lavery degli australiani Dragonsclaw e Youmni degli Ascendant di Dubai che si alternano nelle canzoni, più un tastierista ed un bassista a riempire qualche particina.
Quello che ne esce è un metal classico con venature power che sa essere veramente fresco e coinvolgente, riesce a convincere senza copiare nessuna band in particolare. I riff sono indovinati, le armonizzazioni e gli scambi tra le chitarre funzionano, lo schema dei brani non viene mai ricalcato ma varia spesso, il drumming è fantasioso ma non invadente e la carica è assicurata. Ci sono alcune ingenuità, soprattutto a livello vocale, che derivano probabilmente dal non essere una band in cui tutti gli elementi sono coinvolti al 100% ma il risultato finale è di tutto rispetto, anzi, più lo ascolto più mi piace. Alcune canzoni come Burning Bridges sono realmente ottime e riescono a condensare tutte le caratteristiche del loro sound, comprese brevi parentesi acustiche e momenti più epici. Di contro, alcuni brani sono un po' ingenui, banali e ricchi di cliché ma, come detto, nel complesso il disco funziona eccome. La produzione e quasi amatoriale, con un sound ovattato che spegne parte dell'arrembanza dei Nostri e, se contiamo che il disco è uscito nel 2013 autoprodotto e pubblicto ora da Pure Steel Records, si poteva aggiustare qualcosina nel mixing. Mi sento, tuttavia, di premiare questi ragazzi che stanno facendo di testa loro e bene, in un posto in cui è difficile emergere con i propri metallici sogni di gloria.

Ascoltatevi ad alto volume i pezzi qui sotto e andrete a tirar fuori le vostre borchie.




Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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