Copertina 4,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:non disponibile
Etichetta:Independent

Tracklist

  1. ASDF
  2. MY WILL
  3. RED EYED GOD
  4. WHITE DARK LADY
  5. LAST TEMPLAR
  6. NO ONE AT MY FUNERAL
  7. LOVE
  8. LORD OF CHANGE

Line up

  • Raimu: voice
  • Andrea: guitars
  • Dave: guitars
  • Hatred: bass
  • Mr. Triton: keyboards
  • Agonistes: drums

Voto medio utenti

Divide by Zero è il secondo lavoro autoprodotto per questa band di Novara che, dopo quattro anni dal precedente (e non certo memorabile) De Termine Ordinis, prova a fare meglio cercando di dare una svolta alla loro lunga carriera musicale, partita con un demo rilasciato nel 1999.

Questo disco, per la maggior parte, sembra propendere per sonorità black sinfoniche senza che i tempi diventino troppo veloci e senza far trasparire la minima cattiveria nonostante una voce quasi growl e nonostante le tastiere d'accompagnamento cerchino di costruire una certa ambientazione lugubre. Saltuariamente le canzoni si interrompono di colpo per ospitare cambi di tempo con relativo riff-rama differente, come a voler dare un'aura simili-prog alle canzoni o comunque cercare di complicare un pochino la piattezza con cui sono costruite. Altri brani propendono in maniera maggiore verso il symphonic-power con una dose epica piuttosto spiccata (vedi My Will), il problema è che la voce, elemento fondamentale, che dovrebbe essere possente, declamatoria, calda, si rivela invece molto fragile, con una pronuncia inglese che fa sorridere e con diverse stonature. Apprezzabile l'intento di mescolare elementi sinfonici con momenti più "duri", harsh vocals, qualcosa di gotico (Red Eyed God) ma il risultato non è probabilmente quello sperato. Last Templar (altro esempio) vorrebbe essere potente, solenne, incisiva, con alcune melodie che sono anche azzeccate ma le onnipresenti tastierine "firulì-firulà" hanno un suono che cozza e annulla quel poco di buono che sembra emergere.
La produzione amatoriale non aiuta di sicuro gli Egart a far emergere tutti questi elementi, spesso coperti come da un filtro che non ne fa uscire la potenza e le chitarre sono quelle sicuramente più penalizzate.
In conclusione, provo certamente stima per chi segue la propria passione e suona questa musica ma, sottoponendola poi ad un giudizio, risulta evidente che le cose da mettere a posto sono davvero tante e, per una band nata nel 1997, è una situazione un po' grave.



Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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