Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:68 min.
Etichetta:Byelobog Productions

Tracklist

  1. GOD FROM THE MACHINE
  2. THE PORTAL
  3. HEILL ODINN
  4. LADY IN THE LAKE
  5. THE COMING OF ETTINS
  6. THE RECKONING OF MAN
  7. HEIL FREYJA
  8. THE WAYS OF YORE
  9. EK FELLR (I AM FALLING)
  10. HALL OF THE FALLEN
  11. AUTUMN LEAVES
  12. EMPTINESS
  13. TO HEL AND BACK AGAIN

Line up

  • Varg Vikernes: All instruments, Vocals

Voto medio utenti

"The Ways Of Yore"... già immagino i commenti.
Musicalmente: "l'ambient è una cosa seria", "io con la tastiera Bontempi avrei fatto meglio", "lascia perdere..." e così via.
Umanamente: "nazista di merda", "coglione", "pazzo", "assassino" e chi più ne ha, più ne metta.
Tutte fesserie, per quanto mi riguarda.

Il dodicesimo lavoro di Varg Vikernes è un album che non ha nulla a che fare con il metal, chiariamolo subito.
Esso segue la scia delle precedenti uscite atmosferiche del Conte ed unisce il tipico minimalismo sonoro di Burzum con piccole incursioni nel puro folk dal sapore medievale senza trascurare, mai, quel senso di calma e pacatezza che ha sempre contraddistinto questo genere di realizzazioni.
Musica ambient/elettronica, dunque, che si inserisce nello studio dei nostri antenati e delle tradizioni europee che, da tempo ormai, sono diventati un pallino del musicista norvegese.
Musica semplice, basata su pochissime variazioni, quasi ipnotica.
Musica da ascoltare in assoluto silenzio.
Atmosfere calde che si intersecano con soluzioni tastieristiche invece gelide e distanti, delicati arpeggi e nenie canore alternati al suono futurista delle macchine.

Questo è "The Ways Of Yore".
Prendere (amare) o lasciare (odiare).

Anche oggi, a tanti anni di distanza da CAPOLAVORI del metal estremo, Varg è in grado di stupire: ascoltate la title track o la splendida "Autumn Leaves", quando l'ambient si sposa con pattern di chitarra distorta spiazzanti nella loro semplice perfezione, per capire lo spessore di questo MUSICISTA.
Fate bene attenzione a questa parola. Musicista.
A me dell'uomo Varg, delle sue idee, delle sue azioni, non importa niente. Come del resto non mi importa di nessun "protagonista" della musica che ascolto.
Lascio che sia solo ed esclusivamente il flusso delle note a parlare.
E basta.
Ecco perchè, dunque, questo album va ascoltato e capito: profondo, introspettivo, spiazzante, vi accompagnerà, anche solo in sottofondo, nel mondo di Burzum del quale la pura espressione ambient è una componente fondamentale ed assolutamente distintiva.

Poco importa tutto il resto. Poco importa che altri musicisti, in questo ambito, abbiano fatto meglio. Poco importa che Burzum sia odiato.
A noi basta ascoltare "Emptiness", il rifacimento della leggendaria "Tomhet", per continuare a sognare e a perderci nell'accogliente vuoto di questo artista straordinario.

Adesso insultatelo pure. Ignoratelo o adoratelo.
Io, personalmente, premo di nuovo il tasto play.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone
Album da ascoltare!!

Nuovo passo avanti per Burzum nel Folk/Ambient. Disco suggestivo e da ascoltare più volte!!!

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 20 giu 2014 alle 17:19

Sentito su youtube. Sarò banale ma IMHO solo un disco folk/ambient come ce ne sono tanti tanti tanti tanti altri.

Inserito il 17 giu 2014 alle 10:47

buona direzione artistica ma mancano spunti e cambi di tempo...a volte si viaggia nel monotempo el'aspettativa di un qualche spunto viene disattesa..ma comunque ottime ambientazioni....

Inserito il 16 giu 2014 alle 15:46

Fortunatamente meglio del predecessore, veramente soporifero. Con tutte le limitazioni tecniche del caso questo disco ha un suo perchè, introduce elementi interessanti - un rinnovato uso della voce e della chitarra - e lascia presagire sviluppi interessanti. Magari trova la quadra del cerchio tra il suo passato e il suo presente.

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