Copertina 6

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2004
Durata:55 min.
Etichetta:Il Male Production

Tracklist

  1. R.N.A.: THE TRIUMVIRATE
  2. NIHILISTIK
  3. DIABLE DELUXE VS GAZ INCHRISTIQUE
  4. SCANNERS OV SYSTEM_GOTT
  5. ORBITAL BETRAYAL
  6. MARTYRDOM CAPSULE
  7. LASERTRON REBELLION
  8. VISIONOIR OV THE GROTESQUE
  9. BIOTECH 8
  10. WEIRDOUTOVHAND
  11. KAOS MIT UNS
  12. DIGITFORM CEPHALGIA: STUFFED CRANIUM LAB
  13. THE ENDMOST PITCH
  14. MISTRIAL

Line up

  • Angy: vocals
  • Psykoblaster: guitars, synths, programming
  • Xhela: guitars, synths, programming
  • Mikheil: bass

Voto medio utenti

Gli Impure Domain hanno già una storia abbastanza lunga alla spalle, difatti la loro nascita risale al 1997. Inizialmente si sono dedicati a un black metal "grezzo, malvagio e furioso", ma poi con il tempo hanno iniziato a sperimentare anche con altri generi e a tentare di incorporarli a quello sopracitato. "H.I.V.: Parade" è il loro terzo lavoro (in precedenza erano usciti "Progression to impurity" e "Vivere di male") e ci presenta del materiale di discreta fattura, che però purtroppo è tutto tranne che qualcosa di nuovo o di originale... Tra l'altro la biografia del gruppo parla di questo cd come del più "avanguardistico" che gli ID hanno realizzato finora, e quindi quando l'ho ascoltato sono rimasta un po' sorpresa: mi aspettavo qualcosa di veramente particolare, e invece mi sono ritrovata a sentire dei pezzi abbastanza "tradizionali", eccezion fatta per gli inserti techno/EBM che caratterizzano alcuni di essi... In pratica il disco ci propone un black un po' scontatello fatto di riffoni ruvidi, frequenti cambi di tempo e vocals alla Attila Csihar, per cui se si somma tutto questo al fatto che il quartetto ogni tanto ama far uso di suoni "sintetici" non si può che pensare a una somiglianza con gli Aborym. Come ho già detto questa formazione ha buone capacità e sa benissimo come costruire dei brani d'impatto, però dubito che le cose che propone attualmente possano ottenere grandissimi riscontri. Il punto è che, ora come ora, il black è un genere del tutto decaduto, che non ha più un grosso seguito: gli unici che ancora "resistono" sono coloro che nei primi anni novanta, per motivi vari, non sono riusciti a vivere appieno il "momento d'oro" di questo stile musicale, oppure quelli che sono incuriositi dalle band che riescono a interpretarlo in maniera personale, fornendone una versione (per così dire) "evoluta"... Per questo motivo consiglierei al gruppo di cercare una via alternativa a quella percorsa finora, perché così rischia veramente di passare un po' troppo inosservato...
Recensione a cura di Angela 'Grendel' Benemei

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