Salite, siore e siori, salite sull’Ottovolante del Terrore!
Come dite? Simili attrazioni non spaventano più neppure un bambino e il prezzo del biglietto è troppo caro?
Certo: so bene che, in questi tempi grami, l’ansia vera la mettono gli autovelox di paese o le cartelle di Equitalia. Proprio per tale motivo, v’invito a metter da parte le turpi tribolazioni economiche, assaporando così l’arte dell’angoscia nella sua estrinsecazione più pura e slegata dalla contingenza.
Quanto al prezzo, non sono in grado di promettere la formula “soddisfatti o rimborsati” (io la giostra degli
Ævangelist mi limito a promuoverla), ma sappiate che, acquistando una corsa, potrete affrontare il percorso tutte le volte che vorrete.
Se gradite la musica estrema, si tratta di un affare: non credo vi stancherete tanto presto di
Omen Ex Simulacra.
Montati a bordo? Bravi, saggia scelta. Un’unica avvertenza: mettetevi le cinture. Il percorso dura più di un’ora, e non sarà riposante.
E voialtri? Non siete ancora convinti? Beh, allora farò del mio meglio per instillarvi un pizzico di curiosità…
Partirei da ciò: il maelstrom sonico della deviata creatura di
Matron Thorn si è fatto ancor più nero, impenetrabile, abissale rispetto allo splendido
De Masticatione Mortuorum In Tumulis. Le composizioni, lunghe e multiformi, fluiscono come plasma infetto, affogando i canoni della forma-canzone e negando qualsivoglia ancora di salvezza al fruitore. Il quale, suo malgrado, si troverà sballottato su binari colmi di cadaveri, moribondi e malati, lungo percorsi a spirale che si contorcono come la psiche di un pluriomicida, verso lugubri realtà parallele di lovecraftiana memoria.
Il fine ultimo del viaggio, l’avrete capito, è spargere il seme del malessere, della paranoia, di un dolore subliminale e innominato.
Il mezzo attraverso cui raggiungere il nobile obiettivo di cui sopra non è altrettanto semplice da inquadrare. Potrei parlare di death metal destrutturato (alcune soluzioni rimandano agli ottimi
Portal del recente
Vexovoid), della sua impura unione col dark ambient e con le atmosfere malsane di certo industrial black metal. Potrei aggiungere al mix le disturbate vocals di
Ascaris, il riffing ora sepolcrale ora schizofrenico, le urla, i pianti, i versi raggelanti che vanno a braccetto con synth apocalittici e cupo rumorismo (basta aggettivi!).
In realtà, sarebbe delittuoso tentare di codificare una proposta fieramente anarchica come quella degli
Ævangelist, né credo ciò renderebbe loro giustizia. Dovrete addentrarvi nei meandri dell’album per rendervi conto appieno di quanta malignità vi abiti…
Mi riallaccio, quindi, al parallelismo con l’ottovolante: quando, da ragazzini, si terminava la corsa in quelle rabberciate giostre colme di mostri di plastica e cartapesta, era doveroso dimostrarsi sbruffoni, fare spallucce e giurare spavaldi che non ci si era per nulla spaventati. Peccato che il sorriso tirato e le mani umidicce testimoniassero il contrario: qualche “spigotto” (come si dice dalle mie parti) lo si era preso eccome.
Eppure, morbosamente attratti da un certo tipo di atmosfera e immaginario, quei fugaci battiti di paura ti facevano provare un inspiegabile fremito di gioia e adrenalina, tanto che non vedevi l’ora di assaporarli ancora, e poi ancora, e poi un'altra volta… sino a che, ahimè, non scoprivi di aver dilapidato l’intera paghetta settimanale.
Ecco:
Omen Ex Simulacra è esattamente così.
Trattandosi di un’attrazione ostica e decisamente sui generis, non tutti sapranno trarne il medesimo grado di soddisfazione.
D’altra parte, vi esorto a fare un tentativo: ormai siamo così assuefatti e abituati ad ogni parto artistico (e non, purtroppo) da non riuscire quasi più a emozionarci in modo sincero, né tantomeno a percepire quei meravigliosi brividi d’inquietudine salirci lungo la spina dorsale.
Gli
Ævangelist hanno saputo dissolvere la fredda cortina d’imperturbabilità che avvolgeva le mie percezioni, facendomi rimembrare i bei vecchi tempi in cui sbarravo gli occhi guardando
La Casa di
Sam Raimi o venivo scosso dalla pelle d’oca ascoltando
I Am the Black Wizards degli
Emperor.
Onestamente, fatico a concepire un complimento migliore.