Copertina SV

Info

Genere:Fusion
Anno di uscita:2013
Durata:45 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. ENTRUST
  2. ONE'S GLOW
  3. ALPHAFORM
  4. DEEPLY WOVEN
  5. TRIGUNA
  6. MOVEMENT
  7. OPEN
  8. IMMANENT

Line up

  • Tymon Kruidenier: guitars
  • Robin Zielhorst: bass
  • Yuma van Eekelen: drums
  • Michel Nienhuis: guitars

Voto medio utenti

Utrecht è universalmente riconosciuta da chi segue il calcio per essere la città natale del "cigno" Marco Van Basten, che ha regalato perle di classe assoluta apprezzate ed ammirate da ogni amante dello sport, al di là dei colori della maglia e della fede calcistica.

Sembra che in quella parte di Olanda, precisione e tecnica siano valori davvero importanti. A dimostrarlo in campo musicale ci pensano oggi gli Exivious, veri artisti dello strumento, con membri che possono vantare una passata presenza nei Pestilence (Yuma van Eekelen, drums) e Cynic (Robin Zielhorst, bass e Tymon Kruidenier, guitar) e che sono altamente ispirati dalla band americana, ma con una differenza importante. Laddove i Cynic erano (parlo di Focus) una band death metal progressiva con influenze jazz, gli Exivious sono un gruppo progressive/jazz/fusion con minime influenze metal. Per intenderci, formazioni come Behold the Arctopus, Alarum o Intronaut, in confronto sono ultra metallizzate.
Tutto il disco, interamente strumentale, è un'esibizione di tecnica con tuffi carpiati sul manico di basso e chitarra, giocoleria batteristica avanzata ed un sottile animo malinconico/visionario che si esprime nei momenti meno veloci. La pulizia del suono è altissima e permette di sentire chiaramente tutte le evoluzioni sonore che il quartetto ci propina, sempre con grande classe e sentimento. Partiture jazz con chitarra e batteria che hanno pari importanza, tempi sincopati con un basso in primo piano che si annoda su strutture andanti che poi all'improvviso rallentano, vedendo di nuovo la batteria come protagonista. Trame che mescolano continuamente jazz, prog e fusion esibendo capacità musicali assolute, intervallate talvolta dall'inserimento di spietati assoli di sax. Nessuna traccia può dirsi metal, a cercarlo bene se ne trovano misurate influenze in parti di brani come Deeply Woven o il finale di Triguna, ma è davvero poca roba. I loro demo del 2001 (soprattutto) e del 2002 avevano una più marcata presenza metallica che è stata via via accantonata a favore di un suono totalmente slegato, libero da ogni vincolo o schema.

Mi è difficile valutare un disco del genere. Dovessi giudicare solamente l'abilità strumentale o le capacità di songwriting il voto sarebbe tra il 9,5 e il 10, ma il mio cuore metallico a un certo punto richiede la sua linfa vitale e con questo Liminal rischia di seccarsi. Le coordinate ho cercato di darvele, se la vostra mente è molto aperta e avete voglia di viaggiare, questo è un biglietto di prima classe.
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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