Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2013
Durata:55 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. NO WAY OUT
  2. CROWN OF THORNS
  3. LEAVE IT ALL BEHIND
  4. WHY
  5. WAKE UP THE DEAD
  6. LONG WAY FROM HOME
  7. WHERE ANGELS DARE TO ROAM
  8. STAINED GLASS SADNESS
  9. ENDLESS STATIC
  10. STEALING DAYS
  11. LIFE GOES ON

Line up

  • Rex Brown: bass
  • Vinny Appice: drums
  • Mark Zavon: guitars
  • Jason Bragg: vocals

Voto medio utenti

Ad un solo anno di distanza dal precedente ed omonimo lavoro, i Kill Devil Hill tornano per proseguire quel discorso fatto di heavy, hard e un po di doom rock espresso col buon album d'esordio.

Vinny Appice e Rex Brown li conosciamo bene e possiamo contare ciecamente sulla loro bravura e solidità, un ulteriore conferma invece viene del cantante Dewey Bragg (ex-Pissing Razors) e dal bravissimo chitarrista Mark Zavon (ex-W.A.S.P.). Cos'è cambiato dal precedente lavoro? Direi nulla. Revolution Rise è la naturale prosecuzione senza innovazione alcuna del sound forgiato dal quartetto, che è in larga parte debitore di quanto fatto da Alice in Chains, Creed e Black Label Society. Somiglia anche, come disse il buon Sbranf in occasione del disco precedente, a quanto proposto dai contemporanei Adrenaline Mob. Finche siamo nella fase "paragoni" ci metto personalmente dentro anche i Megadeth di Countdown e Youthanasia.

Riff ben costruiti, pesanti e pieni di groove che ti si incrostano nella corteccia celebrale, e non riesci ad evitare di seguire le canzoni con la tua air guitar (il modello sceglietelo voi), roba semplice ma di classe e che funziona dannatamente bene. L'umore delle canzoni cambia spesso anche all'interno del medesimo brano e la band va a cercare suoni e soluzioni differenti per sottolinearlo. Parti vocali mai banali, fortemente sentite ed ispirate che dipingono linee melodiche impossibili da non cantare, e pazienza se l'ombra di Layne Staley viene spesso fuori, i Kill Devil Hill sanno di non essere originali ma sono altrettanto consapevoli di essere fottutamente in gamba. Le canzoni hanno un marchio ben definito e sono facilmente riconducibili al gruppo fin dal primo ascolto ma, va detto, hanno una certa omogeneità di fondo. Sebbene passino da spunti modern metal ad altri classicamente hard 'n' heavy, la velocità dei brani varia dal mid tempo all'up tempo senza mai sfociare nella velocità pura. Dopotutto il buon Vinny non è mai stato un fulmine di guerra, è invece in possesso di un tocco pesante e preciso. Divagazioni batteristiche a parte, sarebbe sbagliato (come sempre) dare un valore questo disco solo in base al voto qui a destra.
Se è vero che l'originalità non è l'elemento principale del gruppo, è altrettanto vero che scrivere delle canzoni belle, semplici e che funzionano bene non è facile, soprattutto di quelle che una volta finito il disco ti fanno venir voglia di riascoltarlo. Provate a metterlo in macchina e ve ne accorgerete.

Due sono i pezzi che la band ha reso disponibile in rete e che vi riporto sotto, potrete così saggiarne direttamente la bontà, anche se la mia preferita rimane Leave It All Behind. A proposito, aspetta che me li vado a riascoltare...



Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 10 nov 2013 alle 18:02

Confermo quanto detto un anno fa in occasione dell'esordio: gran bel gruppo, gran bel disco e sempre forza Vinny!

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