Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2013
Durata:51 min.
Etichetta:Steamhammer/SPV Records

Tracklist

  1. SOLDIERS OF FORTUNE
  2. RESILIENT
  3. ADVENTURE HIGHWAY
  4. THE DRIFT
  5. DESERT ROSE
  6. FIREHEART
  7. RUN RIOT
  8. DOWN TO THE WIRE
  9. CRYSTAL GOLD
  10. BLOODY ISLAND

Line up

  • Rolf Kasparek: vocals, guitars, bass
  • Peter Jordan: guitars

Voto medio utenti

Rock’n’Rolf sembra averci preso gusto, ed eccolo ritornare in pista con i suoi Running Wild, dando alle stampe un nuovo album che si rivela un passo avanti ed allo stesso tempo un passo indietro rispetto al più recente passato.

Infatti, se guardiamo al contenuto di "Resilient" ritroviamo i Running Wild, ormai ridotti a soli Kasparek e Jordan, che hanno dato vita a dei brani leggermente migliori (ecco la progressione), ma allo stesso tempo rivisto le ultime scelte in fase di songwriting andando a rivangare i propri trascorsi. Tanto che a festeggiare è tornato anche il buon vecchio Adrian che ritrova spazio su di una copertina maggiormente canonica dopo gli esperimenti fantascientifici del precedente album.

Al di là degli sterili discorsi sulla fermezza di Rock’n’Rolf, c'è comunque poco da entusiasmarsi: nel corso di un lavoro comodo e autocitazionista quale "Resilient", troviamo solo l'ombra di capolavori come "Under Jolly Roger" o "Pile of Skulls", per non sbagliare diciamo pure che siamo dalle parti di "Rogues En Vogue".

L'arrembante opener "Soldiers of Fortune" sembrava tuttavia presagire ad un bel saldo di qualità rispetto all'insipido "Shadowmaker", ma già la successiva titletrack la tira un po' troppo per le lunghe, attraverso sentieri che questi bucanieri hanno già bazzicato ed esplorato a lungo.
L'animo più Hard Rock, che Rolf ha incanalato anche nei Giant X (sempre al fianco di Jordan), riemerge sulla solo passabile "Adventure Highway", fortunatamente si sale di livello con "The Drift" (un refrain alquanto efficace). L'ammiccante "Desert Rose" garantisce ancora qualche sussulto, poi l'attenzione tende a scemare, preda di brani invero anonimi e ripetitivi ("Fireheart" e "Run Riot") o fiacchi ("Down to the Wire"), scuotendosi solo per la spinta della ritmata "Crystal Gold" e, infine, all'ascolto dell'ambiziosa traccia conclusiva, quando chiudendo gli occhi e immergendosi tra le onde che si infrangono sulle scogliere di "Bloody Island" si può immaginare di essere ancora ai tempi di "Calico Jack" o "Treasure Island".

Ma poi tocca tornare alla realtà...

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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 ott 2013 alle 11:56

Anche qui, noto che ormai (ahimè giustamente) l'attenzione verso questa band è pressoché nulla

Inserito il 14 ott 2013 alle 18:39

I Running Wild sono e saranno sempre nel mio cuore, ma sarà il caso che qualcuno dica al Rolf di porre fine a questa cosa che sempre più assomiglia ad accanimento terapeutico? E poi chi paga le bollette di casa Kasparek?

Inserito il 14 ott 2013 alle 10:34

I Running Wild sono e saranno sempre nel mio cuore, ma sarà il caso che qualcuno dica al Rolf di porre fine a questa cosa che sempre più assomiglia ad accanimento terapeutico?

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