Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:23 min.
Etichetta:Doomymood Records

Tracklist

  1. NOEH
  2. WOODARC
  3. GREEN (THE ANIMALSPACT)
  4. BIRDS
  5. SEAS
  6. THE DELUGE
  7. FILANTROPUS (SUN)

Line up

  • Alessio Sanniti: guitar
  • Vincenzo Sanniti: bass
  • Andrea Vozza: drums

Voto medio utenti

Non è facile incasellare in modo preciso un gruppo come i Misantropus, e questo, in tempi di omologazione a tutti i livelli, depone già a loro favore.
O forse sarebbe meglio dire che ci sono due metodi diversi per analizzare la loro essenza artistica: uno superficiale e semplicistico e un secondo un po’ più avveduto e circostanziato.
Prendete questo “LP (2012)”, il terzo disco dei nostri in ben tre lustri di attività … copertina dall’estetica priva di fronzoli e “singolare”, eppure non certo particolarmente catalizzante, e un contenuto, un hard-doom esclusivamente strumentale, apparentemente troppo essenziale fin dalla sua durata.
Sollevando il “velo” di un approccio eccessivamente sbrigativo alla musica, purtroppo piuttosto diffuso, in questi ventitre minuti (pochini, invero) di note si scopre un cosmo decisamente più affascinante e complesso, edificato sui grandi nomi del genere e su quelli meno celebri e tuttavia molto importanti per la sua storia (Black Sabbath, Bang, Necromandus, Sir Lord Baltimore, Pentagram, Requiem, Paul Chain …), senza per questo affidarsi all’ennesima clonazione di un suono che ha riconquistato gli onori della cronaca e gli interessi del business discografico (se ancora esiste …).
La vocazione profondamente spirituale alla materia del terzetto di Latina (e la sua quindicennale carriera …) rende ancora più arduo inserirli senza distinguo nella rigogliosa corrente del neo-doom, avvicinandoli in qualche maniera solo a quei rappresentanti del settore in grado di discernere tra conservazione stilistica e immobilismo.
Una “roba” che dovrebbe piacere ad un Lee Dorrian (un attento conoscitore delle cose italiane, peraltro … ricordate la collaborazione nel favoloso “Alkahest” del succitato maestro pesarese?), insomma, il quale, dall’alto della sua cultura smisurata, sono quasi certo non potrebbe che apprezzare le sfaccettature di un albo come questo, ispirato alla figura archetipale di Noeh, considerata fondamentalmente come l’emblema di un Principio Morale, collettivo (che interviene per la tutela e la conservazione dell'umanità giunta a livelli irrecuperabili di degenerazione) e individuale (intercedendo per ristabilire gli equilibri del singolo, in rappresentanza di un “nuovo inizio”, laddove si è ormai arrivati a “toccare il fondo” delle proprie inquietudini …), a cui si legano, poi, le classiche immagini simboliche (il Diluvio, l’Arca di Legno, l'Arco Stellare, …) di questo pilastro del libro della Genesi, in un suggestivo crogiolo di misticismo, ambientalismo e riflessioni di natura etica.
Arrivati alla questione squisitamente sonora, il programma si dipana attraverso una materia, come anticipato, in apparenza piuttosto lineare, che solo dopo ascolti prolungati svela tutte le sue intriganti sfumature, in cui le ritmiche circolari, le armonie viscose e le oscure scintille psichedeliche tipiche del gruppo acquisiscono una diversa energia espressiva e una subdola sensibilità melodica, dal palpitante afflato di derivazione seventies-hard-rock, privo, però, di fastidiosi manierismi.
In questo modo, “Noeh” e “Woodarc” avvolgono e magnetizzano con reiterazione e disarmante “semplicità”, “Green (the animalspact)” aggiunge scatto e adrenalina ad un programma che in “Birds” si trasforma in una vibrante manifestazione di concisione sonica, in “Seas” solca i mari dell’hard bluesy più caliginoso e in “The deluge” fa scrosciare sugli astanti un profluvio di elettricità statica, squarciata da un fremente ed evocativo guitar-solo di Alessio Sanniti, che arriva improvviso e catartico ad impreziosire un brano di notevole impatto sensoriale.
Con la venuta del Sole, che con il suo amore disinteressato, la sua saggezza e la sua forza, ridona la vita, arriviamo alla conclusione del fascinoso percorso narrativo, ma il messaggio di speranza assegnato a “Filantropus (sun)” mi sembra contenga anche una sorta d’implicito monito … l’ambientazione inquietante, pur stemperata da deliziose espansioni proto-prog, oltre a rappresentare un altro momento particolarmente riuscito del Cd, non appare del tutto rassicurante, lasciando intendere che un nuovo “cataclisma” è sempre incombente, qualora gli errori del passato non fossero stati superati e assimilati.
In sede di bilancio finale, possiamo dire che i Misantropus confermano le loro doti di “purezza” e di distinzione anche in un universo artistico tornato ad essere piuttosto frequentato … tutto sta a prendersi il tempo “giusto” per comprenderlo davvero e così sostenere la band nel prosieguo del suo cammino evolutivo … perché sono sempre convinto che il meglio, magari con un pizzico di fantasia in più, debba ancora venire.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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