Still You're here - come, surround
Oh I welcome You - come, surround
Otto natali per dare alla luce “extol”
2 rivoluzioni solari per racimolare quasi trentamila euro (utili a produrre il documentario “of light and shade"),
qualche lunga notte invernale per mixare il materiale grezzo al “fascinationstreet” del belloccio Jens Bogren (prossimo imminente cliente sarà la “Vergine di Norimberga” !)
E 7 giorni di ascolti per eviscerare la Quintessenza di questo compendio metal vocalmente estremo.
I 3 “Kristianiani” sono alternativi.
Giocano a squash invece di sollevare tonnellate di ghisa in sala pesi, seguono il campionato indiano di hockey su prato, preparano tofu ai figlioletti, non urtano i turisti a Bryggen
e soprattutto coltivano l’Agape.
Peter, Ole e David prendono distanza dalle perversioni abissali di Borknagar, Ihsahn, Solefald, Devin Townsend, Mudvayne e compagnie danzanti.
"Extol" (meraviglia, elogio, glorificazione) è un album che trascende le tenebre e culmina nella luce al grido furorico "wisdom" di "Unveiling the obscure", estasi Gibsoniana e sintesi artistica e terapeutica
(ricordiamo la pellicola in cui Wallace esala l'ultimo respiro in un urlo di feroce liberazione?)
Alieni alla materia oscura terrestre commuovono "Cynicamente" nel secondo esaltante apice di questo V elemento discografico "Faltering moves".
Gli altri episodi, invece, ricalcano la geomorfologia norvegese.
Laddove austeri fiordi solcano l'immaginario solenni citazioni soniche obliterano come acque al trizio le "vertebrae" più labili.
Rasentiamo (o non rasentiamo) gli otto decimi perchè, per chi scrive, è un lavoro che "pecca" di esagerate parti vocali.
E prima di "open the gates" per andare a fare nettare a bordo di una capsula di Arjen in "Campo dei fiori" esorterei Paolo… Brosio a organizzare un “God's party” in Bosnia
a cui proiettare l’extolica weltanschauung.
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