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Nibiru nascono verso metà dello scorso anno dalle ceneri dei Tronus Abyss, cult-occult band della scena torinese. Il nome del gruppo è quello che gli antichi Sumeri davano al misterioso “dodicesimo pianeta”, argomento sul quale vi consiglio i libri di Zecharia Sitchin (specie “Il pianeta degli Dei”). Anche i testi del disco, declamati dalla voce allucinata di Ardath, sono stralci degli scritti di John Dee e Edward Kelley.
Questo “Caosgon” è l’album di debutto del trio subalpino, contenente cinque lunghissimi brani di quello che possiamo definire “psichedelic sludge”. Un suono marcio, rovinoso, racchiuso in un’atmosfera orgiastico-ritualistica e registrato in maniera grezza per preservare l’energia dell’improvvisazione in studio. Nella prima traccia, un gorgo dilatato fino a sfiorare i venti minuti, non è difficile cogliere rimandi a Sleep, Bong, Ufomammut, Om, ecc, per l’intreccio inestricabile di heavy sludge debordante ed indole sciamanica ed occultista.
Certo, a tratti il risultato è fin troppo caotico, la produzione imperfetta, e certi passaggi paiono tirati un po’ per le lunghe, ma considerando che si tratta di lavoro istintivo e viscerale, registrato in presa diretta con pochissime aggiunte nella fase di mixaggio, i motivi d’interesse non mancano. Certamente chi lo affronta tutto d’un fiato, arriverà alla fine esausto e stravolto.
Pur con qualche eccesso, i Nibiru mostrano di essere sulla strada di un discorso personale, agendo in territorio ibrido tra filoni musicali estremi. Siccome la tiratura è assai limitata, consiglio gli interessati di contattare presto la band stessa.
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