Copertina 8

Info

Anno di uscita:2011
Durata:40 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Warner Music

Tracklist

  1. EVIL WAYS
  2. THIN LINE
  3. LOST IN CONFUSION
  4. DON’T TAKE US FOR FOOLS
  5. BLUE SOULS
  6. SUBMARINE BLUES
  7. AS THE YEARS PASS BY, THE HOURS BEND
  8. RIGHT IS WRONG
  9. SATAN’S FINEST

Line up

  • Rikard Edlund: bass
  • Axel Sjöberg: drums, percussions
  • Joakim Nilsson: guitar, vocals
  • Truls Mörck: guitar, vocals, organ

Voto medio utenti

Ispirarsi apertamente ai colossi dell’hard dei seventies è un diventato un trend piuttosto diffuso, e se bisogna ammettere che spesso la qualità media delle produzioni relative è piuttosto elevata, la differenza in tale operazione revivalistica lo fa il “carattere” delle composizioni e delle interpretazioni, non sempre così spontaneo e convincente da rendere il quadro complessivo veramente credibile.
Tra gli interpreti più appassionati e intensi di quest’attitudine, in grado di offrire un contributo artistico importante alla causa, pur nella loro evidente devozione all’eredità rappresentata da Black Sabbath, Led Zeppelin, Blue Cheer, May Blitz, Budgie e Groundhogs, ci sono sicuramente gli svedesi Graveyard, artefici di un suono vibrante e avvolgente, caratterizzato da tutti gli elementi costitutivi del genere (riff cavernosi, distorsioni di retaggio blues, squarci sulfurei, palpabili riverberi psichedelici), ma privo di quel rigido e “scientifico” schematismo che marchia indelebilmente molti frequentatori della popolare “stagione del vintage”.
Il loro disco di esordio omonimo su Transubstans / TeePee Records (2007 / 2008) li ha, infatti, rivelati come un concentrato di energia, tensione, fantasia e virtù emozionali, impossibile da passare inosservato almeno alle “orecchie” più attente ed esperte, comprese quelle di una label come la Nuclear Blast che, oltre a licenziare il loro secondo capolavoro “Hisingen blues”, decide oggi di ristampare anche il suddetto esordio, allo scopo di conferirgli quella maggiore visibilità che merita in maniera incontrovertibile.
Gioiscano, dunque, i sostenitori dello psych-heavy-rock finora distratti da altre sensation più sponsorizzate o magari quelli che, avendoli conosciuti solamente di recente, hanno poi avuto difficoltà (circostanza un po’ improbabile, con le possibilità cibernetiche attuali …) a ricostruire la completa parabola artistica dei nostri favolosi scandinavi.
Saranno sufficienti pochi minuti delle ribollenti, trascendenti e suggestive “Evil ways", “Thin line”, “Lost in confusion” e "Submarine blues” o ancora il potere evocativo delle vertigini lisergico-darkeggianti di “Blue souls” e “As the years pass by, the hours bend”, cantate dal chitarrista Truls Mörck, sostituito da Jonatan Ramm dopo la registrazione dell’albo, per rendersi conto che i Graveyard non sono uno dei “tanti” seguaci del movimento e già in questo primo lavoro fornivano un’imponente dimostrazione di tutta la loro autorevole distinzione, successivamente ampliata e consolidata con l’altrettanto emozionante replica discografica.
Un unico appunto alla lodevole iniziativa di valorizzazione della band attuata dall’etichetta tedesca … l’artwork originale era decisamente più fascinoso ed esoterico (la raffigurazione di una sorta di versione pagana e dissoluta dell’ultima cena, realizzata da un non meglio identificato Davis, passato a “miglior vita” nel 2006 a soli ventisei anni e ricordato nelle note del Cd con un “quem di diligunt, adolescens moritur”) … solamente un piccolissimo dettaglio critico per un’opera che rinsalda la catena di congiunzione tra passato e presente con l’indistruttibile anello dell’ispirazione.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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