Azylya - Sweet Cerebral Destruction

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:47 min.
Etichetta:WormHoleDeath Records

Tracklist

  1. THE BEGINNING
  2. INCEST
  3. WOODSCAPE
  4. DELIRIUS
  5. AZYLYA
  6. WITHIN MY CELL
  7. ELECTROCONVULSIVE
  8. DEATH OF OEDIPAL LOVE
  9. DARKNESS ASCENDING
  10. RISE OF THE WICKED (LA REVOLTE DES FOUS)

Line up

  • Polak: bass
  • Anthony: guitars
  • Jamie-Lee Smit: vocals
  • Yohann: guitars

Voto medio utenti

Gli Azylya nascono dalla favola a tinte oscure di una ragazzina di 14 anni, tale Jamie-Lee Smit, che un giorno di 5 anni fa decide di mettere su carta le sue idee riguardanti una storia decisamente cupa e triste: una bambina, Azylya, vittima di abusi da parte del padre, viene rinchiusa dallo stesso all'interno di un manicomio, per nascondere la sua crudeltà agli occhi del mondo.

Quella ragazzina, non quella della storia ma la già citata Jamie-Lee Smit, è cresciuta (decisamente bene, tra l'altro) e ha messo su una band che prende il nome proprio da quello della bambina del suo racconto: nascono così a Bruxelles gli Azylya.
Dopo questa doverosa introduzione, passiamo al lato musicale: gli Azylya sono la solita, trita e ritrita band gothic-dark con voce femminile un po' clean e un po' operistica, alla quale fa da contraltare il solito bassista/chitarrista col suo growl più o meno fastidioso. Nel caso dei belgi, più.
Ma fatta esclusione per la voce quantomai bypassabile di Yohann, il resto della proposta degli Azylya è davvero interessante: la dove gli Epica, la band che forse più di tutte nel panorama fa da esempio, fondono melodia ed elementi sinfonici alla pura violenza creando un'ibrida via di mezzo, i fiamminghi legano le due anime mantenendole ben distinte, anche all'interno della stessa canzone. Esempio lampante è "Woodscape", che inizia in maniera tremendamente melodica salvo sfociare in un metal da pugni in faccia, oppure la centrale "Electroconvulsive", dove la componente più orientata al death la fa da padrona.
Bellissima è anche l'opener "Incest", col pianoforte a fare da ottimo accompagnamento alla voce di Jamie-Lee.
Ed è proprio la voce della bella bionda il tratto maggiormente distintivo della band belga, ovvero quanto di più simile mi sia capitato di ascoltare, almeno a livello di timbro, a quella di quell'angelo di Sharon den Adel. La ragazza peraltro ha solo 19 anni, quindi ha tutto il tempo di crescere e migliorare..ne sentiremo delle belle, ne sono certo.

Fatti i debiti pro e contro insomma, "Sweet Cerebral Destruction" risulta essere un buon disco d'esordio, che non vi trasformerà certo nel nuovo Archimede all'urlo di "Eureka!" ma che saprà allietare le vostre orecchie almeno per 3/4 d'ora. Niente di nuovo all'orizzonte, per ora, ma non è da escludere che con qualche accorgimento e qualche personalizzazione del sound potremmo avere a che fare con una piacevole scoperta, negli anni a venire.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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