Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2004
Durata:41 min.
Etichetta:Crash Music Inc.
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. INTRO
  2. CONTAMINATION
  3. UNHOLY SIGHT
  4. IN FLAMES OF HATE
  5. DAWN OF DIGNITY
  6. UGLY CORPSE OF THE ANGEL
  7. BORN FROM THE DEAD
  8. DIRGE OF THE DECEASED
  9. DEATH BRINGER
  10. MISTY MANKIND

Line up

  • Garbaty: vocals, bass
  • Stoker: guitars
  • Rob: guitars
  • Mlody: drums

Voto medio utenti

I polacchi Dissenter sono qui al terzo disco da quando nel 1996 si sono riformati, visto che le origini della band risalgono addirittura al 1989. All’epoca la band si chiamava Bloodlust e nonostante gli sforzi compiuti non riuscì a pubblicare nessuna release. Oggi i tempi son cambiati e se allora non si poteva parlare di una scena, oggi i Dissenter sono solo una delle bands death metal della florida scena polacca.
La lunga militanza della band è lampante all’ascolto di questo “Contamination”, mettendo, la band, in mostra una maturità e una esperienza invidiabili. I Dissenter sono degli ottimi esecutori, precisi e potenti. Anche il sound risente di dettami legati alla strepitosa scena di fine anni ’80 inizio anni ’90, con un death metal degno rappresentante di quanto hanno fatto bands del calibro di Morbid Angel ed Immolation. Da rimarcare soprattutto l’atmosfera cupa e oscura che pervade il disco, con il singer Garbaty che, da growler consumato, si esprime a livelli ottimi ed un drummer conciso e potente.
I pezzi sono tutti di buona fattura, pur non brillando per originalità compositiva, ma questo è uno di quei casi nei quali di fronte alla caratura ed al mestiere della band si possono chiudere anche tutti e due gli occhi, a fronte soprattutto di un prova impeccabile quanto devastante quanto old-fashioned.
Le songs sono tutte fatte della stessa pasta compositiva, ovvero accelerazioni, sottolineate da blast beats dirompenti, seguite da rallentamenti atti a creare una sensazione di mosh perpetuo sui quali s’innestano intricati riffs di chitarra ed il marcio growling del singer. A parte la breve intro atmosferica e la parte iniziale della conclusiva “Misty Mankind”, le restanti nove tracce non lasciano respiro se non nei brevi ed alienanti assoli e tengono il piede sull’acceleratore finchè il lettore cd non getta la spugna e segna la tanto agognata fine. In definitiva un disco schiacciasassi che, nel suo essere un continuo e fiero tributo al death metal, si lascia ascoltare con piacere e riesce a regalare quaranta minuti di musica violenta e ben suonata, e non potevamo chiedere di meglio.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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