Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2004
Durata:39 min.
Etichetta:Crash Music Inc.
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. INTO YOUR MIND (INTRO)
  2. THE HIGH PRICE OF CONFIDENCE
  3. KNOWLEDGE CURSE
  4. EVERY STRAIGHT LIE
  5. DISSONANT PERSPECTIVES
  6. SUBJECTED
  7. INTROSPECTION (INSTRUMENTAL)
  8. THE SOUL FEEDER
  9. THE LAST SHOW

Line up

  • Luca Minieri: vocals, guitars
  • Diego Ambrosi: guitars
  • Emilio Dattolo: bass
  • Remy Curtaz: drums

Voto medio utenti

I nostrani Illogicist sono per me una sorpresa assoluta, pur avendo alle spalle già due full-lenght. Chi ricorda con tristezza e nostalgia i bei tempi andati di Chuck Schuldiner e dei Death, nonché di altre bands similari quali Cynic, Atheist e Pestilence, ovvero di bands che facevano della tecnica e del genio compositivo una componente imprescindibile del loro sound, forse addirittura superiore a quella della brutalità, in un genere, come il Death Metal, per naturale ontologia brutale e non certamente nato per profondere lezioni di musica, troverà in questo “Subjected” una buona dose di gioie e letizie da tempo dimenticate.
Il pregio maggiore della band è l’alchimia delle canzoni, le quali sono formate da un mix perfettamente bilanciato di pesantezza e melodia “made in Gothenburg”, di complessità tecnica e fruibilità che, badate bene, si legge facilità d’ascolto, senza per questo sminuire la bravura della band. Le songs hanno al proprio interno molte parti strumentali che nel loro incedere progressivo sanno regalare momenti di vero climax, alternati a parti più dirette e brutali, come nel finale di “Knowledge Curse” con un batteria tellurica e irrefrenabile. Il singer Luca Minieri, altresì chitarrista, fa un uso parco e misurato delle proprie vocals, utilizzate come una sorta di strumento e intervenienti solo laddove sono funzionali all’economia della singola song. Si diceva della proprietà tecnica della band, a proprio agio con partiture ritmiche astruse, ma non troppo, e con poliritmie che hanno il pregio maggiore di non essere un mero esercizio di “skilling” fine a se stesso, ma ben integrate nel tessuto sonoro del disco. La sola “The Soul Feeder” è sopra le righe, con sette minuti nei quali la band sale in cattedra e mostra in lungo ed in largo le proprie potenzialità, con un guitar work eccelso, ed è inutile dire che da sola vale il prezzo del disco.
Un disco che, in definitiva, è un piccolo gioiello dove ogni componente è al punto giusto ed è sublimata dall’unione con le altre componenti. I complimenti più sinceri per il disco ed il mea culpa più profondo per l’ignoranza circa questa band dinamica ed eclettica.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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