Copertina 6

Info

Anno di uscita:2012
Durata:72 min.
Etichetta:Grau Records

Tracklist

  1. BURNING WITH REGRET
  2. HATE
  3. BREAK ME
  4. SONG OF THE KNELL
  5. FROM THE ORCHESTRAL GRAVE
  6. MAKING THE WORLD MY TOMB
  7. WILL YOU HAVE ME?

Line up

  • Anders Eek: drums, guitars, vocals
  • Mats Lerberg: guitars, vocals
  • Erlend E. Nybø: guitars
  • Rune Gandrud: bass
  • Sindre Nedland: vocals

Voto medio utenti

Tornano i Funeral, band che sin dal 1991 porta avanti la propria fiera proposta del...funeral doom metal ovviamente, un monicker del genere è da questo punto di vista una garanzia.

Devo ammettere che, benchè il sestetto norvegese sia fra gli assoluti prime-movers di questo movimento, non sono mai riuscito a farmi stregare dalla loro proposta, forse un po' troppo goticheggiante e dark e troppo poco estrema e death per i miei gusti, sebbene certamente i nostri sappiano il fatto loro: devo riconoscere però di ammirarli per la loro coerenza, dato che nel mondo è pieno di band finto depresse che lo fanno solo per atteggiamento o gioco mentre ben due membri della band si sono suicidati nel corso della loro carriera, il che sebbene sia una cosa triste e tragica aumenta a dismisura la mia stima per loro, grazie a quella qualità che ormai nel mondo di oggi è sempre più una rarità: la coerenza.

"Bravi" dunque ad aver percorso il loro triste viaggio fino all'ultimo, sebbene questo ovviamente abbia sconquassato più volte la line up e lo stile dei Funeral, giunti oggi con Oratorium al loro sesto full length album, per la prestigiosa Grau Records: ancora una volta il loro discorso non mi fa impazzire benchè sia formalmente piuttosto ineccepibile. Il growl è praticamente scomparso, la componente romantica e decadente è ai massimi livelli ed echi di Katatonia e My Dying Bride si fanno pressanti come non mai.

Settantadue lunghissimi minuti di doom con pochissimi spunti personali e praticamente nessun momento degno di nota e soprattutto degno di essere ricordato dopo qualche mese dall'ascolto: per una band che percorre questo sentiero da 22 anni è un po' pochino, sebbene non possiamo assolutamente parlare di brutto disco: anzi "Hate" è sicuramente fatta molto bene e riesce nel difficile intento di emozionare, ma è troppo poco.

Sfortunati, coerenti, testardi: prendiamoli così come sono, per onesti mestieranti: è già tanto.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 24 dic 2012 alle 10:56

Ahimè, ormai dei Funeral di "Tristese" e del loro capolavoro assoluto "Tragedies" è rimasto solo Anders Eek..... quelli erano funeral doom, molto poco gothic. Einar Andre Fredriksen, uno dei due suicidi: ricordo di aver visto on-line alcuni suoi disegni (il link è morto però), che definire angoscianti è dire poco....

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