Disappearing One, The - Several Efforts For Passionate People

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:58 min.
Etichetta:Seahorse Records

Tracklist

  1. TWO WAYS EFFORTS
  2. EYES CLOSED IN THE SUN
  3. THE TIME HAS FALLEN
  4. BORDERS RIDE
  5. KMY
  6. VINCE
  7. 57 HURTS
  8. LOOKING FOR SPECIALS
  9. STOP, THINK AND TALK
  10. ASK MORE
  11. NOT YET, NOT YET
  12. EVERYTHING IS CHOICE
  13. THE PALE IS PAST

Line up

  • Fabio Giobbe: vocals & guitars
  • Andrea Freschi: guitars
  • Marco Normando: bass
  • Andy Gallicola: drums

Voto medio utenti

I The Disappearing One sono una giovane band di Caserta e “Several Efforts For Passionate People” è il loro secondo disco, originariamente autoprodotto e poi licenziato dalla Seahorse Records.
Il sound della band ha molti rimandi alla scena rock d’oltreoceano, dal rock cantautorale di Jeff Buckley passando per certe derive acustiche dei Days Of The New (cfr. “57 Hurts”) con una vena intimista che rimanda agli Smashing Pumpkins dei bei tempi andati (cfr. “Ask More”).
Il sound è in generale ben strutturato e sovente trasmette un senso di placidità, anche grazie alla calda voce del singer Fabio Giobbe. In tal senso l’ascolto di canzoni come “Eyes Closed In The Sun”, oppure di “The Time Has Fallen”, è capace di rimettere in pace se stessi col mondo, grazie a un mood crepuscolare che coinvolge l’ascoltatore.
L’altra anima del sound dei casertani è rappresentato da una certa malinconia di fondo, tipicamente anglosassone e che, in determinati frangenti, rimanda a certe cose degli Arab Strap, come in “Looking For Specials”.
Cosa manca a questo disco? Una vena più energica ed elettrizzata, sebbene “KMY” abbia un discreto tiro, che sappia variare un pizzico la proposta che, alla lunga, risulta un po’ troppo monocorde, con alcune canzoni che si somigliano troppo nella loro struttura. Delle due l’una, o si rinuncia a qualche riempitivo, o si tenta di variare un pizzico la proposta. In buona sostanza questo disco non è immediato e necessita di numerosi ascolti per apprezzarne appieno tutte le sfumature. Ciò non è detto che sia un male, dichiarando la band di essere volutamente fuori da certo rock mainstream da classifica. Ad ogni modo, mio modesto parere, avere una hit maggiormente orecchiabile e trascinante potrebbe fungere da traino per tutto il disco, anche se un pezzo come “Stop, Think And Talk” ci va molto vicino.
Chiude il disco la liquida e onirica “The Pale Is Past”, una canzone che, da un lato, mostra tutta la maturità della band e, dall’altro lato, ne racchiude un po’ tutte le qualità.
La sensazione è che non manchi molto ai The Disappearing One per fare il salto di qualità. Glielo auguriamo al più presto.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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