Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:53 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. CRY FOR THE NATIONS
  2. CLOSER TO HEAVEN
  3. AIN’T NO ROCK ‘N’ ROLL IN HEAVEN
  4. NON OMNIS MORIAR
  5. LONG TIME COMING
  6. SACRIFICE
  7. WHEELS IN MOTION
  8. MASQUERADE
  9. FIND OUR WAY BACK HOME
  10. DON’T CALL US NOW
  11. THE DEVIL NEVER CHANGES

Line up

  • Tino Troy: guitars, vocals
  • Chris Troy: bass, vocals
  • Andy Burgess: guitars, vocals
  • Jaycee Cuijpers: vocals
  • Hans in ‘t Zandt: drums

Voto medio utenti

Recensire un nuovo disco dei Praying Mantis rischia di diventare una “trappola” da riempire di banalità, tirando fatalmente in ballo la “storia” della NWOBHM e utilizzando termini come riscatto, feeling, classe e maturità.
Mi scuseranno dunque i lettori se ben consapevole dei pericoli non posso fare a meno di utilizzare proprio tali concetti per tentare di raccontare i contenuti di “Katharsis”, un albo che si colloca con merito nella ricca produzione musicale dell’inossidabile formazione britannica, in particolare in quella più recente, contraddistinta dalla presenza in line-up di Jaycee Cuijpers, Andy Burgess e Hans in ‘t Zandt, al fianco degli storici fratelli Troy.
Un’opera, insomma, che pur senza violenti scossoni e repentini cambi di percorso nella formula compositiva, non appare fastidiosamente conservatrice e ci regala un’oretta di dense vibrazioni emotive, equamente suddivise tra melodia, vigore, melodramma e raffinatezza.
La comunicativa, stentorea ed eclettica voce di Jaycee Cuijpers contribuisce non poco a rendere maggiormente coinvolgente ed emozionante un songwriting sempre piuttosto godibile, sostanzialmente in linea con il precedente “Gravity” e meno efficace di quello apprezzato in “Legacy”, per quanto mi riguarda finora l’apice dell’attuale versione dei Praying Mantis.
Il timbro e le brillanti capacità interpretative di Cuijpers emergono fin dal pomposo atto di apertura “Cry for the nations”, davvero fascinoso nel suo enfatico e immaginifico incedere, così come appaga e seduce la tensione passionale che il vocalist olandese trasmette a “Closer to heaven”, un eccellente numero “adulto” sospeso fra Journey ed Europe.
Tra i solchi del programma c’è spazio anche per le disinvolte atmosfere hard-bluesy di “Ain’t no rock ‘n’ roll in heaven” e della “sudista” "Long time coming”, per valide celebrazioni Rainbow-iane denominate “Non omnis moriar” e "Masquerade” e per l’evocativa languidezza di “Sacrifice”, ma francamente preferisco la Mantide quando intride i pezzi di ardore di marca UFO/MSG/Magnum, vedasi “Wheels in motion” e "The devil never changes”, o laddove riesce a “stupire” l’astante con il tocco prog-folk concesso a “Don’t call us now”.
Il clima “electro-spiritual” (si potrebbe parlare di qualcosa tra The Cult e U2 …) di “Find our way back home”, infine, esaurisce in maniera abbastanza favorevole le citazioni sul lavoro di un gruppo intelligentemente legato alle fondamenta del genere e alla sua cospicua parabola artistica, arricchita, ma guarda un po’, dall'ennesima ostentazione di feeling, classe e maturità espressiva.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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