Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:52 min.
Etichetta:SPV/Steamhammer

Tracklist

  1. LIBERTY
  2. COURSE OF LIFE
  3. THE TURN OF THE LIGHTS
  4. GAZA
  5. STOP!
  6. ON YOUR OWN
  7. UNREPLACEABLE
  8. OVERSOUL
  9. WHITE SUMMIT
  10. LIGHT-YEARS
  11. SOMETIMES

Line up

  • Andre Matos: vocals
  • Andre Hernandes: guitars
  • Hugo Mariutti: guitars
  • Bruno Ladislau: bass
  • Rodrigo Silveira: drums

Voto medio utenti

Puntuale come le tasse, dopo 2 anni dall'ottimo "Mentalize" ecco tornare alla ribalta il buon Andre Matos, celeberrimo e prezzemolino vocalist brasiliano, ai più conosciuto come ex (e rimpianto) cantante di Viper e Angra in primis. Riuscirà questo "The Turn of the Lights" a mantenersi sui livelli dei due dischi che lo precedono nella discografia solista dell'ugola carioca?

Come avrete già sicuramente notato dal voto in calce, la risposta è assolutamente si. Se "Mentalize" era la conferma della bontà del progetto solista di Matos, iniziato nel 2008 con il profetico "Time to be Free" e coinciso con la sua dipartita dagli Sha(a)man, questo nuovo disco è la prova del 9, riprendendo quanto di buono fatto in precedenza e "arieggiandolo", con melodie fresche e linee vocali di sicuro interesse, pur nella loro semplicità. Ne è un lampante esempio la bellissima "Stop!", che nei suoi 5 minuti e spiccioli mantiene altissima la soglia dell'attenzione, risultando variegata e altamente piacevole, con la prestazione di Andre che torna ad essere di ottimo livello, dopo qualche episodio di calo, evidenziato parzialmente nella sua prova dietro al microfono coi Symfonia, francamente non esaltante seppur sopra la media.
La ritrovata (si spera anche dal vivo) verve canora di Matos è palese anche proseguendo nell'ascolto del disco, sia nella due ballad "Gaza" e "Sometimes", sia nella bella title-track, che assieme alle iniziali "Liberty" e "Course of Life" da il la in maniera energica a un disco globalmente molto valido, energia e trasporto che diventano fondamentali ad esempio nella centrale "Oversoul", che ci riporta diretta ai bei tempi di "Angels Cry".
Forse giusto le ultime 2-3 tracce corrono il rischio di scadere nel ripetitivo, ma è un ripetitivo che riesce a mantenersi dannatamente gradevole e catchy, che non esalta ma nemmeno annoia, cosa che ad esempio i Symfonia facevano a più riprese.

In conclusione possiamo dire che Andre Matos ci ha regalato con questo "The Turn of the Lights" un altro buonissimo disco, certo forse non imprescindibile all'interno della sua ricchissima discografia ma decisamente godibile e di pari livello, se non leggermente superiore, con i due solisti precedenti. Con la speranza di rivederlo (in forma) anche dal vivo, al più presto.

Quoth the Raven, Nevermore..

Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 29 ott 2012 alle 12:39

infatti io non ho molto apprezzato neppure "Mentalize"... :P i dischi che portano il suo nome purtroppo gli ho trovati un po' di "maniera",un po' "standard"...non pretendo che faccia un'altro "Holy Land" ma che non abbia + idee che lo elevino dalla massa mi mette tristezza,anche vero che quando ha provato a cambiare strada (secondo album con gli Shaaman o il progetto Virgo) è stato stroncato dai più...

Inserito il 28 ott 2012 alle 02:57

Il mondo è bello perchè vario :P Comunque io trovo che di colore qui ne abbia dato molto di più che su "Mentalize" ad esempio..poi oh, ognuno ha i suoi standard..

Inserito il 27 ott 2012 alle 23:27

Ehm... a me piace... a mio avviso è il superiore dei suoi tre solisti... Anche se con gli Shaman aveva fatto meglio.

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