Copertina 7

Info

Anno di uscita:2004
Durata:50 min.
Etichetta:MTM
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. MY KIND OF LIFE
  2. UP ON THE TOP
  3. CARRY ON
  4. DREAM THOSE DREAMS
  5. EMPTY HOUSE
  6. EXTREME WORLD
  7. GOOD OLD TIMES
  8. LIAR
  9. MOTHER
  10. TRAVELING MAN
  11. HANG TOUGH
  12. GYPSY RAVE

Line up

  • Conny Lind: lead vocal
  • Jörgen Svensson: guitars
  • Johan Larssson: bass
  • Patrik Appelgren: keyboards
  • Patrik Lundeberg: keyboards
  • Roger Kindstrand: drums

Voto medio utenti

Gli State of Mind si formano nel lontano 1987 e dopo vari cambiamenti di formazione, il combo svedese stabilizza la propria line-up con l’ingresso alla voce di Conny Lind, il quale, era reduce dall’aver fatto parte dei Great King Rat e dalle collaborazioni con vari musicisti (L. E. Mattson’ Vision, Talk of the town, Amaze me, il nostro Alex Masi…) in molti progetti musicali. Nel 1993 riescono ad incidere un promo intitolato “Dream those dreams”, il quale consente loro di diventare l’opening band di Jeff Paris per il suo tour europeo. Nel ’94, finalmente la realizzazione del primo lavoro completo, “Mother”, grazie al contratto (esclusivo per il mercato giapponese) con la nipponica Victor. Questo “Memory lane” non è altro che la ristampa europea, ad opera della MTM, dello stesso “Mother”, arricchito da alcune tracks del 1° promo e da 2 brani inediti (“Hang tough” e “Gipsy rave”). La musica proposta dagli State of Mind è una miscela piuttosto interessante di hard rock muscolare, hard-blues, class-metal, il tutto condito da significative iniezioni di melodia tutta scandinava e da un pizzico di suoni maggiormente alternative. Un’influenza primaria del gruppo sono sicuramente i Van Halen, (o sarebbe meglio dire Van Hagar, ovvero alla versione della band con l’ex Montrose alla voce, vista la timbrica di Conny, decisamente più simile a Sammy Hagar che non all’istrionico D.L. Roth o all’ex-Extreme Gary Cherone) soprattutto nello stile chitarristico di Jorgen Svensson, che deve aver certamente studiato in modo approfondito il guitar work di Eddie Van Halen, per averne assimilato così bene il tipico fraseggio e il caratteristico stile solistico; a questo proposito ascoltare “Up on the top” oppure “Hang tough”, ma anche “Good old times” dove le sonorità dei fratellini olandesi si fondono con quelle tipiche dell’hard americano anni ’80. “Carry on” inizia con una splendida chitarra acustica, per esplodere poi in una dirompente song di hard-blues, che svela un altro punto di riferimento importante dei nostri: i Whitesnake. Stesso discorso si può estendere anche alla particolare “Traveling man”, la quale introdotta e conclusa da un delicato mellotron, si rivela un altro eccellente episodio di hard rock blueseggiante, degno dei migliori esponenti del genere. “Dream those dreams” è invece una traccia più canonica ed in linea con il tipico hard melodico nord-europeo, risolto comunque con classe, grazie ad una convincente prestazione d'insieme della band. Ottimi anche l’hard rock cromato di “Empty house” e le accelerazioni di “Extreme world”, caratterizzata da un’introduzione con effetti futuristici e da un refrain nel quale il cantato diventa più aggressivo, sino a ricordare addirittura i Judas Priest più “americani”. Discorso a parte meritano “Liar”, “Mother” e la conclusiva “Gipsy rave”, nelle quali si evidenziano sonorità più heavy, con riffs duri e groove cupi e potenti, che mi hanno ricordato un po' un altro gruppo scandinavo, i Masquerade, che con il loro “Surface of pain”, si erano dimostrati dei maestri nella fusione tra i suoni della scuola hard melodica e quelli più “grunge oriented”, a formare un ibrido molto godibile. Ancora due parole per elogiare le capacità tecniche del gruppo ed in particolare del singer, che riesce a districarsi con disinvoltura in ogni circostanza, dimostrando di saper adattare i registri delle proprie corde vocali alle varie situazioni – veramente bravo!
Non vi spaccerò “Memory lane” per un capolavoro epocale, ma credo che questo disco, malgrado il fatto di contenere in modo palese così tante influenze, abbia il pregio di non annoiare l’ascoltatore, offrendo a tutti gli appassionati di hard rock, un’oretta di piacevole intrattenimento.
Il mio modesto consiglio è quindi di dare una possibilità a questi State of Mind e, nonostante l’affollamento di uscite, non ignorare questo dischetto … credo proprio che non ve ne pentirete!!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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