Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2004
Durata:46 min.
Etichetta:Osmose
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. FLAGELLATION
  2. OBSCENE MESSIAH
  3. MISANTHROPIC CHAINSAW DISMEMBERMENT
  4. ZOMBIE CUTSFUCK
  5. CATHEDRAL OF FLESH
  6. DEVIL'S WHORE
  7. RESISTANCE
  8. DEAD END
  9. BEYOND THE MYTH
  10. SCENT OF A BURNING ANGEL
  11. ATHEIST SYNTHESIS

Line up

  • Ventylator: vocals
  • Doster Isk: guitars
  • Phil: guitars
  • Bertrand: bass
  • Guillaume: drums

Voto medio utenti

Un disco con le caratteristiche di questo "Stench Of Centuries" normalmente andrebbe stroncato senza pietà e senza tema di ripensamento alcuno. Il disco in questione non aggiunge una sola virgola al genere proposto, fiero di un'immutabilità e di una coerenza che ha del granitico. Ma il genere in questione non è un genere qualunque, questo è death metal e i francesi Act Of Gods, qui al primo full lenght, sono la quintessenza della brutalità. Per tutta la durata dei quarantasei minuti di questo disco non troveremo altro che una pioggia blast beats, accelerazioni mostruose, vocals devastanti, tonnellate di feroce brutalità, violenza parossistica, intensità da far venire il vomito: Brutal Death Metal. Questo "Stench Of Centuries" potrebbe essere citato come paradigma di cosa significhi suonare brutal, in un'ipotetica enciclopedia del genere. Davvero una prova ottima, sotto tutti i punti di vista, e che, caso raro per dischi di questo genere, non annoia assolutamente, anche grazie agli ottimi assoli infilati qua e la e alle variazioni di ritmo, le quali non fanno altro che aumentare la portata cataclismatica di questo platter. Ora come ora penso che un paragone calzante potrebbero essere i nostrani Natron e non c’è una sola song che non meriti di essere citata.
Anche la produzione è tesa ad esaltare le doti di ferocia di questo disco, pulita e ricca di groove. In definitiva 11 schegge di disumano, empio e spietato death metal, per un disco che racchiude in 46 minuti l’essenza e tutto il malato mondo del death metal. Un’ordinaria quanto esaltante lezione di cattiveria fatta musica. Da applausi.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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