Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2012
Durata:39 min.
Etichetta:This Is Core Music

Tracklist

  1. DEVIL PARK
  2. HATE TYLER
  3. STOP ME
  4. THE DIFFERENT
  5. NEED TO HATE YOU
  6. INFERNO
  7. ANYTHING ELSE
  8. WELCOME TO TORTUGA
  9. THE GREAT ARCHITECT

Line up

  • Davide Grillo: vocals
  • Marco Pastorino: guitars, vocals
  • Federico Maraucci: guitars
  • Liuk J Abbott: bass

Voto medio utenti

Gli HateTyler sono inizialmente stati pensati come ad un side project messo in piedi dal bassista Liuk J Abbott (The Ritual) e dal chitarrista Marco Pastorino (attivo ormai da anni nella scena, e tra le ultime esperienze. oltre agli stessi The Ritual, quelle nei Secret Sphere e Bejelit), come valvola di sfogo per le loro pulsazioni Metalcore.
Con l'ingresso dell'altro chitarrista Federico Maraucci e del cantante Davide Grillo, gli HateTyler hanno poi potuto serrare le fila, per quanto manchi ancora un batterista a completare il tutto, e dare quindi vita al loro primo album, corredandolo di un'azzeccata copertina, un bel titolo: "The Great Architet", e sopratutto di diverse canzoni ben riuscite.

Visti i presupposti non ci si può sicuramente stupire che si possano accostare a gruppi come Killswitch Engage (con gli HateTyler che fanno subito outing con "Devil Park"), Avenged Sevenfold, Between The Buried & Me, As I Lay Dying o gli ancor più sperimentali Protest The Hero, per quanto "Stop Me" mostri un'anima spiccatamente thrashy (in qualche passaggio mi ricorda i Tankard) e "Anything Else" palesi tentazioni da ballad, e sul tutto non manchi la benedizione dei Pantera.

Se ho trovato ancora un po' acerbe le parti vocali in screaming e la resa sonora più che perfettibile, tutto il resto su "The Great Architet" funziona discretamente, dalla facilità del gruppo di spaziare e di inserire riusciti squarci melodici, come quelli che caratterizzano "The Different" o "Welcome to Tortuga" (no... nessun debito nei confronti di Running Wild o Alestorm), all'ottimo guitarwork messo in mostra dai due chitarristi.

Ho la sensazione che al prossimo appuntamento, gli HateTyler si presenteranno con una veste più personale e con un sound che si sarà ulteriormente evoluto, magari ripartendo proprio dalle soluzioni intricate della titletrack, con la quale veniamo, infatti, congedati da "The Great Architet".

Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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