Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:37 min.
Etichetta:Beard of Stars
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. HOLY WATER
  2. SOUTH OF THE BORDER
  3. COOL SONG
  4. SLOW MOTION
  5. VERENA
  6. BLACK BAND
  7. RUN FASTER
  8. PROFOUND
  9. LET’S MOVE

Line up

  • Oscar Bjorklund: guitar, vocals
  • John Sjolin: guitar, bass
  • Daniel Halen: drums

Voto medio utenti

Avevamo perso le tracce dei Twin Earth, sui quali era sceso il silenzio all’indomani dell’interessante debutto “Black stars in a silver sky” pubblicato nel 2000 dalla nostrana Beard of Stars. A distanza di alcuni anni ritroviamo la formazione Svedese che non sembra aver subìto gravi sconquassi, visto che l’unica defezione è stata quella del bassista Joakim Naucler, peraltro sostituito semplicemente affidando le parti di basso al secondo chitarrista John Sjolin. Il gruppo conferma anche la scelta di affidarsi alla piccola etichetta Savonese per la realizzazione di questo secondo lavoro, il cui indirizzo è ben riassunto dalla cover d’ispirazione desertica. Stoner rock classico, agganciato a quel filone Scandinavo che ormai è un marchio di fabbrica perfettamente delineato.
I Twin Earth non puntano granchè sul lato muscolarmente aggressivo e metallico del genere, tipo Dozer o Awesome Machine, adottando invece un profilo più rilassato ed avvolgente grazie a sottili ricami di psichedelia desertica e ad un robusto rifferama Kyussiano. Brani come “Cool song” o “Verena” propongono belle e prolungate fasi liquide incorporate in una sottile atmosfera ombrosa, in qualche modo rieccheggiante gli ottimi Mammoth Volume sfrondati delle aperture progressive. Altri episodi, come “Holy water”,”Black band” o la stessa title-track, sviluppano invece un andamento più nervoso ed hard-oriented senza comunque concedersi passaggi sfrenati o isterie fuori contesto.Valutato nel suo complesso l’album è pervaso da un feeling calmo e ragionato che ruota intorno all’abilità di Oscar Bjorklund, valente chitarrista dal tocco elegante, capace di virtuosismi mai eccessivi ma discretamente fantasiosi e ben finalizzati a dare spessore alle trame stoner, fornendo loro una patina di gusto seventies, e dotato inoltre di una voce pacata che ben si adatta ai toni non esasperati dei Twin Earth.
Rispetto all’album precedente si è persa un po’di spigolosità ruvida e di immediatezza in favore di un esecuzione pulita e maggiore caratterizzazione dei brani, manca ancora un pizzico di personalità e probabilmente l’inserimento di un paio di canzoni a rotta di collo avrebbe evitato il leggero senso di piattezza che a tratti emerge dal disco.
Dunque un buon gruppo di settore, meno pesante e più riflessivo della media Scandi-stoner, al quale per ora manca il surplus di brillantezza dei migliori rappresentanti del genere. Album gradevole ma consigliato più che altro ai completisti.

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