MadHour - The Beginning of Disaster

Copertina 5,5

Info

Demo
Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:24 min.

Tracklist

  1. UNLEASH THE BEAST
  2. SONG OF HATE
  3. WALL OF PAIN
  4. HOUSE OF DEATH
  5. SPARKLE OF SOUL
  6. EARTH'S RAGE

Line up

  • Lau: vocals
  • Paul: guitars
  • Vik: guitars
  • Ul Teo: bass
  • Michele: drums

Voto medio utenti

"The Beginning of Disaster"

Beh... inizio lo è senz'altro, infatti, si tratta del primo demo per i MadHour, gruppo nato sulla spinta di Ul Teo, bassista dei Longobardeath.

Mah... un disastro, sicuramente no, anche se sono evidenti i tipici limiti di un demo e quella di una formazione che, a dispetto delle singole esperienze, sta iniziando a fare sul serio.

Come già anticipato i MadHour prendono il via da Ul Teo, al quale si sono poi affiancati diversi musicisti, i chitarristi Vik (dei Cry - Babies) e Paolo “Paul Harris” Tanasi, il batterista Michele “Mike” Ercolano (Tethra, Vexed ed ex Warhammer), ma sopratutto la cantante Laura, che chiude così il cerchio di una formazione orientata musicalmente ad un robusto Heavy Metal, dove non mancano comunque nè l'energia dello Speed e nemmeno qualche spunto più Hard Rock.

Ma... (c'è quasi sempre un ma), l'inesperienza della cantante si fa ancora sentire e così anche canzoni come "Unleash the Beast" o "House of Death" non sfruttano appieno i potenziali refrain di cui sono dotati. Non l'aiuta certo una registrazione un po' troppo frettolosa, e la sua voce non sarebbe nemmeno male, dato che è proprio l'interpretazione che qui viene a mancare, quindi nulla di irrimediabile ma sicuramente da rivedere.
Delle sei canzoni che fanno parte di questo lavoro, per quanto il livello compositivo ed esecutivo sia sempre costante e molto concreto, si segnalano maggiormente la cadenzata "Wall of Pain" e la veloce e thrasheggiante "Earth's Rage".

"The Beginning of Disaster" è una base di partenza, ma con ancora molto lavoro da fare per mettersi in carreggiata.

Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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