Copertina 7

Info

Anno di uscita:2004
Durata:47 min.
Etichetta:Musea
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. END OF THE RACE
  2. TRAVELLING LADY
  3. SERMONETTE
  4. THE DAYS OF MAN
  5. ANALONIHUM
  6. A BEAUTIFUL CHILD
  7. THROUGH A GLASS DARKLY
  8. CRYPTICAL PURPLE BROWNE ORCHARDE
  9. CAN'T FIND THE REASON
  10. EVERYTHING IS COMING TO AN END
  11. ANOTHER RUDE AWAKENING

Line up

  • Daniele Caputo: vocals, drums, effects
  • Stefano Gabbani: bass
  • Gianni Vergelli: guitars
  • Gianluca Gerlini: hammond organ, piano, mellotron

Voto medio utenti

Dopo il successo ottenuto quattro anni fa con l'omonimo album di debutto e la partecipazione ad alcune compilation tornano i toscani London Underground, band (nella quale militano due membri dei celebri Standarte) che ci propone un prog rock ricercato e ricco di atmosfere magiche e suadenti. L'ascolto di questo cd è un modo molto piacevole per ricordare le sonorità tipiche degli anni settanta e tutta la scena di quel periodo, che magari la maggior parte di noi non ha conosciuto in prima persona ma che sarebbe interessante andare a riscoprire, non solo da un punto di vista strettamente musicale ma anche da quello culturale. "Through a glass darkly" è un album che piace fin dal primo ascolto, dove si è privilegiato un approccio "delicato" alla materia musicale, dando molta importanza alle melodie e ai suoni più raffinati (da notare che la band fa un grande uso dell'organo hammond, strumento che riesce davvero a dare quel fatidico "tocco in più" ai brani nei quali è impiegato). Quello che colpisce maggiormente delle undici tracce contenute nel cd è la loro immediatezza, che si traduce quindi in una certa facilità nel recepire la proposta musicale dei LU, affermazione che non vuole sminuire il valore di questo lavoro (etichettandolo cioè come troppo accessibile), ma che anzi è tesa ad esaltarne i pregi. Tra gli episodi che ho maggiormente apprezzato potrei citare "Everything is coming to an end", un brano dirompente e gradevolissimo dal sapore quasi garage, la conclusiva "Another rude awakening" (tra l'altro uno dei pezzi più lunghi dell'album, che a differenza di tanti altri dello stesso genere si contraddistingue per la non eccessiva prolissità delle composizioni incluse), la sognante "Sermonette" e la fascinosa "The days of man", che colpisce subito per la sua freschezza e che ti ritrovi a canticchiare già dalla seconda volta che la senti. Sembrerà una contraddizione, eppure le sonorità dei London Underground da un lato sono sicuramente ricollegabili alla musica del passato, ma dall'altro possono anche essere considerate estremamente moderne, basti pensare al ripescaggio di un certo tipo di sound messo in atto proprio in questo periodo dalle numerose band che fanno parte del cosiddetto "new rock movement". A questo proposito devo dire che non mi stupirei troppo se tra i sostenitori di tale scena ci fosse qualche persona che trova delle similitudini tra alcuni dei gruppi che ne fanno parte e certi aspetti della musica composta dalla formazione toscana. Rimane comunque il fatto che "Through a glass darkly", a prescindere dalle varie etichette che gli si potrebbero affibbiare o dalle disquisizioni sugli ambiti musicali nei quali potrebbe avere più riscontro, è un lavoro dai notevoli contenuti, proposto da una band che attualmente sembra essere davvero in ottima forma.
Recensione a cura di Angela 'Grendel' Benemei

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