Copertina 7

Info

Anno di uscita:2012
Durata:18 min.
Etichetta:High Roller Records

Tracklist

  1. MEDUSA'S THRONE
  2. PRIMITIVE BEAST
  3. TOWER OF THE ELEPHANT
  4. OSIRIS

Line up

  • Woody: vocals, guitars, bass
  • Zarko: drums

Voto medio utenti

Messi momentaneamente in naftalina gli Old, Woody e Zarko hanno deciso di non restare con le mani in mano e hanno messo su una band nuova di zecca, i Monumentor, appunto… E con il cambio di band c’è stato anche un leggero cambio di coordinate, visto che in questo caso sono state messe da parte le influenze black presenti nella band madre, a favore di un thrash rozzo e grezzo, talmente primordiale che sembra, in più di un frangente, di avere tra le mani qualche raccolta di brani inediti di Tom G. Warrior, periodo Hellhammer/primi Celtic Frost. È viscerale l’amore del dinamico due per quelle sonorità, talmente viscerale che in più di un’occasione si sfiora quasi il plagio (vedi l’inizio di “Primitive beast”), anche se richiami a Bulldozer, Venom e compagnia rozza aggiustano un po’ il tiro. E c’è anche tanto metal classico nei solchi di “Medusa’s throne”, e gli immancabili intro e outro di stampo epico, come da tradizione. Tutto sommato, quindi, questi quattro brani si fanno ascoltare, se non altro per la genuina passione, almeno così sembra, con la quale i nostri cercano di riportare in auge delle sonorità ormai abbastanza lontane nel tempo. Certo, ho sentito di meglio in questo stesso ambito, basti pensare ai Batallion, giusto per fare un nome, però devo dire che in linea di massima “Medusa’s throne” è un dischetto gradevole, peccato solo che si tratti di un EP (ltd. edition in vinile, 500 pezzi) e che i brani proposti siano solo quattro, sarei stato curioso di valutare l’operato della band sulla lunga distanza. Ma a quanto pare non dovremo aspettare molto, visto che le intenzioni di Woody sono di pubblicare un full length appena possibile… Staremo a vedere, e quindi vi rimando al full per un giudizio più approfondito. Intanto promoviamo la band, anche se il dubbio sulla bontà di un’operazione del genere, in questi anni in cui tutti hanno deciso di riscoprire le proprie origini thrash, è quanto meno lecito. Ma visto che i brani funzionano, tutto sommato chi se ne frega…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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