Copertina 7

Info

Anno di uscita:2011
Durata:53 min.
Etichetta:Fastermaster Records

Tracklist

  1. BAD BOY SNUFF TOY
  2. WHAT ABOUT YOU
  3. SO RAW
  4. JULY
  5. THE GOLDEN BOY
  6. I’M STILL A SLUT
  7. I DO
  8. TIME
  9. SET IT ON FIRE
  10. LIE FOREVER
  11. BLACKOUT
  12. MY SEXY STAR
  13. 45
  14. YOU
  15. I SAY NO
  16. SEVENTEEN

Line up

  • Lucia Rehab: vocals, guitar
  • Nunzio Falla: guitar
  • Mirko Caiazza: drums
  • Tiziano Mollica: backing vocals, drums
  • Annika Kreusch: additional bass & guitar
  • Domenico Castaldi: additional guitars
  • Matteo Cifelli: keyboards, programming

Voto medio utenti

Affermare che i laziali Betty Poison (ex Betty Ford Center, monicker modificato per non incorrere negli strali del noto centro di disintossicazione di lusso statunitense) rappresentino un’autentica “novità” nel panorama musicale internazionale, è sicuramente un azzardo almeno quanto ridurli ad una mera copia di Hole e degli altri gruppi caratterizzati da front-woman particolarmente conturbanti e rrriot-ose.
La scelta di Courtney Love e dei suoi sodali di volerli come opening band nei loro concerti italiani dello scorso anno, una musica fatta di tensione, catarsi, inquietudini, grunge, punk e alternative, la leadership di Lucia Rehab (oggi affiancata da Annika Kreusch dei Pandora, novella Melissa Auf der Maur?), a quanto sembra autentico “animale da palcoscenico”, dotata di una timbrica ineffabilmente roca e rabbiosa, delineano, invero, alcuni importanti punti di contatto tra la band nostrana e le esperienze artistiche della vedova Cobain, e tuttavia, almeno per quanto mi riguarda, gli autori di questo interessante “Beauty is over” dimostrano di essere sufficientemente abili, “veri” e credibili per fare in modo che tali affinità non sconfinino nel plagio.
E poi forse Lucia canta (con sfumature fonatorie che vanno da Chrissie Hynde a P.J. Harvey) persino meglio di Courtney, mentre il rancore, le nefandezze, le cicatrici e le violenze di una realtà “scomoda” eruttate dalla sua laringe in forma di sfogo psicanalitico ammaliante e temibile al tempo stesso, possono, in effetti, ricordare ancora una volta certe espressioni del cosiddetto “foxcore”, quando ancora nelle sue vene scorreva puro arsenico e non melassa pseudo alternativa, quando la rabbia, il dolore e il sarcasmo non erano ancora diventati una specie di pantomima fastidiosamente “commerciale”.
E badate bene, non si tratta di un caso di snobismo da popolarità (fenomeno per cui un gruppo è attendibile finché mantiene il suo status underground e diviene automaticamente fasullo con il successo, sebbene non sia “semplice” essere considerati davvero degli iconoclasti allorché il proprio conto in banca diventa particolarmente sostanzioso …), anche perché i nostri stanno facendo piuttosto bene pure in questo campo (sfruttando argutamente, per accrescere la loro visibilità, la combinazione tra il notevole carisma e l’istrionismo della loro cantante e la curiosità spesso morbosetta dei media … l’immagine della “ragazza cattiva” ha sempre il suo fascino …), ma di una capacità comunicativa scaltra, piena e urgente, capace di tradursi in energia infetta e impetuosa, dove la melodia, l’ardore, la malinconia e il dramma sono elementi che trovano tutti uno spazio adeguato.
Ascoltare l’avvolgente opener “Bad boy snuff toy”, scintillante e tagliente come il vetro appena infranto, la bella “So raw”, dove affiora un pizzico d’ispirazione Pretenders-iana, la potente “I do”, l’inquieta “You”, e poi ancora, su tutte, il crescendo struggente e disperato di “Time” (molto bello il video curato dalla Minimal Cinema), gratificato da un’interpretazione vocale vibrante e passionale che non disdegna ruggiti alla Janis Joplin, rappresenta il tramite migliore per entrare in contatto con l’universo dei Betty Poison, un mondo in cui le cadute di tensione sono abbastanza circoscritte, il ristagno creativo è contenuto nei limiti di un’appartenenza di “genere” e in cui, nonostante tutto, il prepotente impatto sensoriale che lo contraddistingue saprà incollarvi al muro e scavare un solco profondo nella vostra tormentata anima di rockers.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 25 giu 2015 alle 08:12

Ho ascoltato come minimo 10 volte il terzo release Betty Poison-Beauty is over..Nn stiamo parlando di interpretazioni giusto a far passare il tempo, avvolte da vocals ne' troppo raschiate e a livelli medio-alti,viaggio che procede con la particolare scossa holeiana,eccitato dalla foto della L. Rehab(medioriental girl?) il lavoro muta direzione acquisisce forma possente di evoluzionistica lunatiche(i'm still a slut;Time;Blackout);solerte la successiva My sexy star ;sinuosa e pragmatica You. Si rifanno al Djent le due tracce finali dell'album,a la Sleater Kinney.Come i precedenti album da 7,5 in su con piu' originalita'

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