Consortium Project - I - Criminals & Kings (Reissue)

Copertina 7,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2011
Durata:56 min.
Etichetta:Lion Music

Tracklist

  1. HOUSE OF CARDS
  2. BANQUET OF THIEVES
  3. EVILWORLD
  4. GARDEN OF EDEN
  5. THE ENTITY (INSTRUMENTAL)
  6. CHANGE BREEDS CONTEMPT
  7. A MIRACLE IS ALL WE NEED
  8. THE SNAKE
  9. CRIMINALS & KINGS
  10. CHAIN OF FEAR
  11. PANDORA'S BOX
  12. A MIRACLE IS ALL WE NEED (BONUS ACOUSTIC)
  13. EVILWORLD (DEMO VERSION W/ ARJEN LUCASSEN)

Line up

  • Ian Parry: vocals
  • Stephan Lill: guitars
  • Thom Youngblood: guitars
  • Tamas Szekeres: guitars
  • Patrick Rondat: guitars
  • Barend Courbois: bass
  • Martin Helmantel: bass
  • Arjen Lucassen: bass
  • Dirk Bruinenberg: drums
  • Jan Vayne: piano
  • Tommy Newton: keyboards

Voto medio utenti

Dopo l'uscita dell'ultimo e parzialmente deludente capitolo della pentalogia di Ian Parry, la Lion Music, che si era aggiudicata appunto la pubblicazione di "Species" decide di riproporre sul mercato il primo e riuscitissimo lavoro dei Consortium Project, "Criminals & Kings", ormai datato 1999.

12 anni appunto, e non sentirli. "Criminals & Kings" infatti suona dalla prima all'ultima nota fresco e quantomai recente, facendo rimpiangere il talento sprecato da Ian Parry e soci nel corso degli anni.
D'altronde quando tra le proprie fila si possono annoverare calibri quali Thomas Youngblood e Arjen Lucassen, il risultato non DEVE essere niente di inferiore alla bontà, e questo primo episodio ne è l'assoluta riprova.
Inizialmente non previsto come concept album, "Criminals & Kings" è invece il principio di una storia che vede protagonista una razza aliena di sole donne, per la quale gli uomini hanno ormai perso di significato, anche a livello riproduttivo (il sogno delle femministe, insomma..). Storia che si conclude appunto con l'invasione aliena della Terra e la lotta all'ultimo sangue per la sopravvivenza, come ben descritto dalla recensione del buon Sbranf.
Musicalmente ci troviamo di fronte a un Power metal fortissimamente influenzato da tinte Class, in particolare nel cantato di Ian e nelle chitarre di Lill e Rondat, con addirittura qualche puntatina nell'Hard Rock, specie nell'ottantiana title track e in "Chain of Fear".
Punto forte del disco è però la conclusiva "Pandora's Box", che mi ha ricordato in più di un'occasione, soprattutto nel giro di chitarra iniziale, la stupenda "Rock of Cashel" degli Edguy..o forse dovrei dire il contrario, dati i 12 anni di distanza.
Una delle differenze maggiori rispetto ai dischi successivi della discografia di Perry è l’uso delle tastiere, qui decisamente più massiccio, pur non andando a inficiare in maniera decisa sulle prestazioni delle chitarre.
A chiudere il disco e a caratterizzare questa reissue troviamo una bella versione acustica di “A Miracle is All We Need” e una demo di “Evilworld”, con il già citato Arjen Lucassen al basso, versione che ammetto di gradire più di quella definitiva.

In conclusione un ottimo lavoro da parte dei Consortium Project, al tempo loro esordio discografico, al quale purtroppo non hanno fatto seguito album dello stesso livello, se non con "Terra Incognita", “disonorando” pur parzialmente il materiale umano e..“alieno” a disposizione.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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