Hatred - The Bleeding Architecture

Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2011
Durata:non disponibile
Etichetta:Crash & Burn Records

Tracklist

  1. WOUNDS
  2. MASSES INFECTION
  3. HYMN TO DESOLATION
  4. RISE OF DEVOURMENT
  5. A DAWN BEYOND
  6. ITAVIA (30 YEARS LIES)
  7. PURE SCORN EMBODYED
  8. COLD BREATHE OF GOD
  9. VAULTS OF WEAKENING
  10. THE BLEEDING ARCHITECTURE

Line up

  • Borci: vocals
  • Otto: guitars
  • Dani: guitars
  • Fanto: bass
  • Valentz: drums

Voto medio utenti

E così a dieci anni dalla nascita del gruppo arriva anche per gli Hatred (da non confondersi con gli omonimi thrashers marchigiani) il momento del tanto sospirato debut album. Mi era capitato di imbattermi nella band in occasione dell’uscita del loro primo demo, nel 2007, e da allora avevo perso le loro tracce. Me li ritrovo ora con un full length licenziato dalla Crash & Burn Records, più convinti e incazzati che mai. Il genere proposto dai modenesi, infatti, è un ferale death metal che non lascia scampo. Ascoltando l’album saltano subito alle orecchie un’ottima produzione e soprattutto la maestria dei nostri con gli strumenti, il tutto, però, senza perdere di vista la potenza e la violenza, nel senso che lo stile del gruppo è esattamente a metà tra il brutal più tecnico e il death metal più marcio, un po’ sulla falsariga dei Cannibal Corpse, per capirci. Quindi sono sì presenti dei passaggi intrigati, ma sono amalgamati alla perfezione alle parti più tirate e trita ossa, che poi formano la fetta più consistente dei brani dei nostri. Anche i blast beat sono usati con parsimonia e intelligenza, Valentz è un ottimo batterista, quindi sa come alternare le proprie parti per rendere i pezzi il più dinamici possibile. Insomma, per capirci, si tratta sì di un esordio, ma si percepisce benissimo che la band ha esperienza alle spalle e sa il fatto suo, quindi pur non trattandosi di un disco epocale, “The bleeding architecture” si lascia ascoltare con molto piacere, e sono sicuro che riuscirà non solo a mettere d’accordo sia i più incalliti deathsters old school che gli amanti delle sonorità più moderne del genere, ma soprattutto riuscirà a catapultare gli Hatred tra i grandi nomi del death metal nostrano. I brani sono quasi tutti mediamente lunghi ed articolati, ma non per questo risultano tediosi, anzi, la band riesce con molta bravura a renderli vari al punto giusto. Per avere un’idea dell’Hatred sound ascoltate l’opener “Wounds”, “A down beyond” o “Pure scorn embodied”, ma anche la più lunga e articolata titletrack, posta, non a caso, in chiusura di album. Insomma, i giganti del death nostrano sono avvisati, da oggi dovranno guardarsi le spalle da una nuova band che risponde al nome di Hatred. La capacità e l’attitudine per ambire ai gradini più alti del podio ci sono tutte. Ora sta solo al gruppo non sprecare l’occasione che gli è stata data e confermare, con il prossimo album, quanto di (veramente) buono fatto fin’ora, raccogliendo, così, l’eredità di quell’altra immensa band emiliana che risponde al nome di Electrocution, che i più vecchietti di voi sicuramente ricorderanno…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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