Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:59 min.
Etichetta:Year of the Sun Records

Tracklist

  1. AWAKENING FROM LETHARGY
  2. THE INNER MAN: MATERIA
  3. THE GROWING - EARTH
  4. OPPRESSION AND UNDERSTANDING - FIRE
  5. LOOP OF TRUTH (THE LINK)
  6. COSMICAL BEGINNING - AIR
  7. CONSCIENCE OF THE VOID (FROM OBLIVION TO THE RENEW) - WATER
  8. THE INNTER MAN: ANTIMATERIA
  9. THE PATTERN

Line up

  • Sergi Verdeguer: drums
  • Filipe Baldaia: guitars
  • Roger Andreu: vocals
  • Bernat Argemi: guitars
  • Ricard Tolosa: bass

Voto medio utenti

Andorra non è certo un paese memorabile dal punto di vista musicale, eppure questi Nami sono uno di quei gruppi che vanno tenuti sott'occhio, perchè con questo debut album "Fragile Alignments" dimostrano di avere parecchie frecce nella propria faretra, anche se non tutte vanno immediatamente a bersaglio.

"Fragile Alignments" è un concept album basato sulle esperienze di un uomo chiamato semplicemente "The Man", il quale intraprende un viaggio fisico e spirituale per il mondo, alla ricerca della propria identità, viaggio ricco di speranza ma che finisce con lo scontrarsi con le difficoltà che la vita mette davanti. Ci sono quattro canzoni che si rifanno concettualmente agli elementi primari (Terra, Fuoco, Aria, Acqua), due canzoni legate ai sentimenti e alla scoperta interiore (identificate dalla Materia e dall' Antimateria) e una canzone centrale, "Loop of Truth", che funge da collegamento tra l'iniziale crescita e oppressione e la parte finale, in cui l'uomo prende coscienza del vuoto intorno a se e sperimenta un nuovo, cosmico inizio.

Musicalmente parlando i Nami (nessuna parentela con una delle protagoniste di OnePiece, ci dicono dalla regia) ci propongono un prog metal molto tecnico e sperimentale, con un cantato prevalentemente in growl che ricorda immediatamente i lavori dei primi Opeth e dei Cynic, con un pizzico di Katatonia.
Gli andorriani sono tanto tecnicamente ineccepibili, puliti nell'esecuzione e relativamente interessanti nelle proposte sonore, quanto deficitari in quel growl di cui sopra, che il cantante Andreu non padroneggia quanto necessario. Anche nelle poche parti pulite la voce non convince più di tanto, non sposandosi a dovere con la già citata parte strumentale.
Il risultato è che le canzoni risultano globalmente poco incisive e raramente riescono a catturare in pieno l'attenzione di chi ascolta. Personalmente non riuscirei nemmeno a citare qualche canzone in particolare, ne in positivo ne in negativo chiaramente,un po' data la natura del concept in se, un po' per colpa di questo senso di smarrimento provocato dalla poca capacità di persuasione che le canzoni hanno.
L'unica canzone che riesce in questo pur difficile compito è l'intro strumentale "Awakening From Lethargy", anche se forse un po' troppo ispirata ai Cynic, la quale svolge in maniera eccelsa il ruolo di apripista verso il risveglio psicologico di "The Man".

Le idee ci sono insomma, le qualità anche..ora sta ai Nami riuscire a dare un'impronta propria alle canzoni e infondere in esse un'anima in grado di affascinare l'ascoltatore. Intanto un debutto comunque più che sufficiente.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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