Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2011
Durata:22 min.
Etichetta:Self-Produced

Tracklist

  1. PSYCHOSANE
  2. BELIEVE ME
  3. HIT THE WALL
  4. DOWN TO THE FLOOR
  5. THE MOB RULES

Line up

  • Russell Allen: vocals
  • Mike Portnoy: drums
  • Mike Orlando: guitars
  • Paul DiLeo: bass
  • Rich Ward: guitars

Voto medio utenti

Eccolo qui, il primo assaggio degli Adrenaline Mob, una delle band più gossippate del pianeta! Il motivo? Beh, fondamentalmente è uno solo, e corrisponde al nome di Mike Portnoy. Il talentuoso batterista americano, dopo aver mollato i Dream Theater, ha cominciato ad inanellare una serie di apparizioni, collaborazioni, side projects, fino ad arrivare agli AM, che lui stesso definisce “una vera band, e non un side project”. Peccato che, tanto per cambiare, Mike si sia impossessato di una cosa non sua, visto che gli Adrenaline Mob nascono da un’idea di Russell Allen (Symphony X) e del guitar hero Mike Orlando, mentre i due lavoravano al secondo album solista del cantante. Sarà lo stesso Russell a coinvolgere nel progetto lo zio Portnoy, il quale suggerirà i due musicisti Rich Ward (Fozzy) e Paul DiLeo, bassista mancino con corde montante da destro, inusuale.

Questa, in sintesi, la storia dietro gli Adrenaline Mob. La band si lancia nel nuovo progetto, e tra un twit e un link a facebook comincia a registrare un album che vedrà la luce solo a gennaio 2012. Nel frattempo, però, i Godsmack propongono delle date live, e allora il music business vuole che ci sia qualcosa sul mercato, da dare in pasto ai fans: ecco che nasce questo EP, contenente quattro brani inediti e la famosa cover dei Sabbath, “The Mob Rules”, che tanto ispirò lo stesso monicker della band. Ok, ho finito, posso recensire adesso???


Il sound degli Adrenaline Mob fa fede al proprio nome, essendo molto muscoloso e, per l’appunto, adrenalinico. Il primo paragone che mi viene in mente, anche per lo stile chitarristico, per i riffs massicci e per l’approccio gonfio e incacchiato di Russell, è con i Black Label Society di Zakk Wylde, carichi di chitarre fischiate, mid tempos granitici e solos fulminanti. La differenza, fondamentale per me, è ancora una volta lui, Mike Portnoy. Mi dispiace ammetterlo, ma Mike non ha la pacca, la mano, la pesantezza per suonare questo tipo di musica, e la cosa è evidente sin da “Psychosane”, prima song del lotto. Per non parlare poi dei suoi soliti interventi rappati, al gusto di “psychosane, motherfucking psychosane”, non si può ascoltare… Portnoy sembra un ragazzino musicalmente superdotato che non vede l’ora di mettersi a fare lo ‘sburone’ (come si dice qui in romagna), per far vedere cosa sa fare. Peccato che, come lui stesso sapeva benissimo fino a poco tempo fa, non basta “farci” per “esserci”. Il resto dell’EP scorre via più o meno alla stessa maniera, e con questo non voglio dire che i pezzi non siano belli o piacevoli. Sentire Russell Allen cantare così duro è una cosa abbastanza naturale (e molto piacevole), visto che Russ ha sempre molto amato l’approccio pesante al microfono, vedi le sue ultime performances in studio con i S’X. Alle sue spalle, la band fa il suo dovere egregiamente, se non fosse per il succitato Portnoy, che cerca di venir fuori a tutti i costi. Bello il riffone pesante di “Believe Me”, infarcito da troppi splashini e campanelli per risultare convincente come pezzo hard’n’heavy; “Hit the Wall” parte ovviamente con un mini-solo di batteria sotto il riff, prima di esplodere in una song rocciosa, com’è caratteristica comune dell'intero EP, volto in ogni nota a mostrare "le palle". Nota a margine: in questo brano, Russell Allen sembra davvero il Ronnie James Dio degli anni 2000, non vorrei sembrare blasfemo…
Chiude la partita, almeno per ora, “Down to the Floor”, a mio avviso il più interessante brano del lotto. Il riff è ancora una volta di quelli che spaccano le ossa, stavolta i fronzoli sono di meno, anche se la strofa è rubata a qualcosa di Ozzy, devo fare mente locale… La cover in chiusura incornicia un EP buono per solleticare il palato dei fans, presenti e futuri, a cui il progetto Adrenaline Mob si rivolge.

Che dire, tirando le somme? Se non fossero Mike Portnoy, Russell Allen e soci, credo che il qui presente EP potrebbe anche essere uno di quelli che restano ‘morti’ in redazione, ma è ovvio che qui la portanza mediatica è decisamente sostanziosa. Per me, comunque, gli Adrenaline Mob rimangono un buon progetto, sporcato solo dalla presupponenza e dell’Ego smisurato di un uomo che, in pochi anni, è passato da mio mito personale a personaggio fastidioso. Mike, you know what I mean…
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 14 ago 2011 alle 21:38

Lo sfizio di un bambino ricco e viziato. Musicalmente è uno spreco di tempo, meglio ascoltare altro.

Inserito il 12 ago 2011 alle 23:43

Ah allora non siamo lontanissimi, io sono di San Marino... Allen canta sporco è vero, anche con il suo pari Jorn Lande si arrochisce (?) ma lì è il resto della musica ad essere più "pulita"... Mi piace molto come suona il tutto in quei casi... qua mi vengono in mente i Down (che mi piacciono soprattutto nel loro debut), ma non ce lo vedo, tutto qua.

Inserito il 12 ago 2011 alle 20:39

Beh, Allen nei Symphony X da due-tre dischi usa la voce 'sporca' per almeno l'80% dei brani, soprattutto nell'ultimo, in cui non finisce UNA frase senza irrochire. Ciò non toglie che la usi da Dio...

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