GoodWines - Dirty Enough? Revolution Tour - Live in CH

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2011
Durata:67 min.
Etichetta:G.W. Music

Tracklist

  1. JUST A LITTLE SHABOO
  2. SET ME FREE
  3. THIS WAY IN
  4. JANIE
  5. LISTEN MADAME
  6. COMMON PEOPLE
  7. WALK THIS WAY (AEROSMITH COVER)
  8. COMMON PEOPLE (REPRISE)
  9. NORTHERN STAR
  10. THE LOVERS
  11. CAN’T GET “DIRTY” ENOUGH
  12. COME ON SISTER
  13. COME ON SISTER (REPRISE)
  14. LOVE REVOLUTION
  15. SOMEDAY
  16. LET ME TAKE YOU OUT TONIGHT

Line up

  • Larsen Premoli: keyboards, backing vocals
  • Max Castellani: vocals, harmonica, percussion
  • Deneb Bucella: drums
  • Manuel Saraceno: guitars, backing vocals
  • Andrea Saraceno: bass, backing vocals
  • Tia Galbiati: acoustic guitars, backing vocals

Voto medio utenti

Giovani, carini e … rockettari. Un accostamento abbastanza singolare, dal momento che a vederli difficilmente si sarebbe portati ad immaginare che tra i loro principali modelli ci sono Bon Jovi, Black Crowes e Aerosmith (assieme agli Oasis, forse leggermente più prevedibili). Registrato, non senza una notevole soddisfazione, il dato che un certo tipo di rock non è solo una questione da maturi nostalgici, arriviamo all’analisi del disco del vivo dei GoodWines, la formazione milanese colpevole di tutte queste, un po’ futili, considerazioni introduttive.
Autore di un albo d’esordio (“Just a little shaboo”) il cui programma è completamente recuperato per questo show svizzero, il sestetto meneghino si dimostra, anche nella difficile prova live, un credibile “divulgatore” di generi tradizionali come rock, AOR, blues, southern, soul e funky presso l’attuale MTV generation, verosimilmente non troppo avvezza alla “storia” del genere e probabilmente molto attenta agli aspetti squisitamente “estetici” e “trendistici” della questione (a ben vedere le cose non erano tanto diverse nemmeno ai tempi d’oro di Bon Jovi e Europe … erano le “mode” ad essere un po’ differenti …).
Nonostante l’importante “ruolo” di potenziale “infiltrato” tra la progenie dell’mp3, sarebbe ingeneroso non considerare attentamente le specifiche qualità artistiche di un gruppo davvero sorprendente dal punto di vista esecutivo, impeccabile in tutti gli effettivi e favorito dalla pregiata voce di Max Castellani, un’intrigante interpolazione tra le laringi di un imberbe Jon Bon Jovi e quella di un motivato Liam Gallagher.
Anche a livello di attitudine, prospettiva imprescindibile di queste lande sonore, i nostri offrono buone garanzie, dimostrando di aver assimilato piuttosto bene la lezione dei “maestri” e di averla saputa integrare con un gusto fresco e “moderno” che potrebbe addirittura rischiare di fare proseliti pure tra i fans di gente come Beady Eye (nuova “incarnazione” degli Oasis), Maroon 5, Jet e James Morrison.
A importunare “l’idillio” di tanta sincera ammirazione arriva, però, una tenue sensazione di freddezza, un vago senso di “asettico” che contraddistingue il quadro complessivo, come detto non particolarmente intenso eppure abbastanza “preoccupante” ancor di più in una situazione dove l’empatia tra pubblico e musicisti dovrebbe essere massima.
Brani come “Set me free” e “This way in” (una sorta di Black Crowes edulcorati), “The lovers” (vivace numero Bon Jovi-iano qui impreziosito da un raffinato tocco pomp), “Come on sister” (sentita ed enfatica creazione elettro-acustica, con il tastierista Premoli in evidenza) e “Let me take you out tonight” (una vibrante ballad Aerosmith-esque di notevole suggestione) o ancora le digressioni in clima brit-pop espresse in “Northern star”, “Love revolution” e “Someday” rappresentano la dimostrazione tangibile di una capacità compositiva di rango superiore, ma in generale (compreso il breve accenno alla celebre “Walk this way”) aleggia l’impressione di un’irreprensibile esposizione limitata alla superficie dell’emotività, a cui manca, per il momento, un pizzico di quella “sporcizia” passionale utile a conquistare in maniera risoluta, come auspicabile, i piani più profondi e gratificanti della sfera sensoriale.
La risposta al provocatorio quesito evocato dal titolo del disco non può, dunque, essere completamente affermativa e per diventare una “testa di serie” sarà necessaria un’ulteriore applicazione soprattutto nel settore “intensità espressiva”, tuttavia è chiaro che il “tempo è dalla loro parte” (se non erro lo diceva qualcuno che di queste cose se ne intende!) e in periodi di diffuso riciclaggio di “vecchie glorie” (spesso encomiabile, ma questa è un’altra storia), scoprire che questi suoni sono ancora una cosa da “ggiovani” non può che essere una bella notizia.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.