Copertina 5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2011
Durata:non disponibile
Etichetta:MDD

Tracklist

  1. SINGULARITY
  2. EVOLUTION PT. I
  3. ENTITY
  4. EVOLUTION PT. II
  5. ECHOES OF DEPREDATION
  6. INTERMISSION
  7. A RUINATIONS PATH
  8. THE PASSING
  9. 0X111

Line up

  • Friedrich Beyer: Bass
  • Ronny Garz: Drums
  • Michael Gasch: Guitars
  • Christian Kucka: Guitars
  • Jürgen Naumann: Vocals
  • Christiane Müller: Vocals (backing)

Voto medio utenti

Ma perché appena una band costruisce delle canzoni più articolate del solito deve per forza di cose esser etichettata come progressive death metal?
Accostare i tedeschi Delta Cepheid (N.d.R.: capisco il voler evitare la banalità di monicker che invitano a eviscerazioni/mutilazioni/perversioni, ma scegliere il nome di una stella gigante gialla non mi sembra una carta vincente) a gruppi davvero tecnici quali ad esempio i Lykathea Aflame mi sembra davvero una forzatura bella e buona.
Va premesso inoltre che per far funzionare un prodotto simile bisogna avere nelle corde la propensione ad una spiccata dinamicità per evitare che la noia prenda il sopravvento.
“Entity” si incaglia nelle secche di un songwriting fine a sé stesso, singhiozzante e poco carismatico in cui la scorrevolezza è negata dai troppi stop and go (tranne nell’eterea “Intermission”) scelti dai chitarristi Michael Gasch e Christian Kucka.
Durante l’ascolto si capisce che l’intenzione dei Delta Cepheid è quella di raggiungere un compromesso fra parti dure e secche e parti dall’incedere più intimo. In questo senso va visto anche l’alternarsi di un cantato ruvido (un growl leggero a dir vero) e quello clean a cui si aggiunge la figura femminile di Christiane Müller per le backing vocals.
Presenza, che va detto ad onor di cronaca, si limita a dei semplici “ahaahahah” che non aggiungono assolutamente n-u-l-l-a all’economia di “Entity”. Il perché questa risorsa sia stata utilizzata in maniera così limitata, è al di là delle conoscenze in mio possesso.
Delle nove canzoni che formano “Entity”, l’alchimia riesce solo in “A ruinations path”, unico episodio in cui la band dà l’impressione di muoversi con estrema naturalezza.
Aggiungete una (auto)produzione che non dà la spinta necessaria, penalizzante soprattutto nella scelta del suono della batteria, ed il cocktail è pronto per (non) essere servito.
In casa Delta Cepheid sarà bene che facciano una bella riunione di famiglia per decidere come procedere in futuro: o appesantendo, incattivendo l’anima death o svoltare completamente puntando sul groove e sull’aspetto progressive.
Se rimangono così, difficilmente riusciranno a raccogliere maggiori proseliti.

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