Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2011
Durata:60 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. ORIGINS
  2. INNER SLAVES
  3. DEUS VULT
  4. BLIND DEVOTION
  5. JERUSALEM - SUFFERPOLIS
  6. BEYOND SACRED RULES
  7. COMMON GROUND
  8. SWEET OPIUM
  9. SALAM
  10. CALL FROM WITHIN
  11. LIGHTENED HEART
  12. THE EIGHT DOORS OF JANNAH
  13. AMALOUN JADID II

Line up

  • Florent Jannier: growl vocals
  • Sarah Layssac: vocals
  • Mus El Kamal: guitars, oud
  • Samir Remila: bass
  • Foued Moukid: drums, bendir, derbouka, tablas, cajon

Voto medio utenti

I francesi Arkan prendono il loro nome dai cosiddetti Arkan,ovvero i 5 pilastri sacri su cui si poggia la fede islamica: professione di fede, preghiera, elemosina, digiuno e pellegrinaggio. Da questo e dai nomi dei componenti possiamo capire quanto la Francia sia solamente la patria ospite dei 5 musicisti, le cui origini algerine e marocchine sono quantomeno palesi. E la religione, oltre a consigliare il nome al gruppo, la fa abbastanza da padrona anche nelle lyrics del disco, senza però mai sfociare nell’estremismo.

Ma parliamo della musica, cosa suonano questi Arkan? Prima di tutto, "Salam" è la seconda uscita discografica dei transalpini, dopo “Hilal” del 2008. Rispetto al predecessore, "Salam" suona molto più variegato, molto più orientato al death metal, soprattutto negli ottimi growls di Florent, ma allo stesso tempo accoglie al suo interno svariati riferimenti alla musica araba e orientale più in generale, creando una commistione apparentemente idiosincratica di generi. Mus e il suo oud (una specie di liuto turco) in particolare fanno sentire il loro apporto praticamente in ogni canzone, accompagnando gli altri strumenti o destreggiandosi in assoli al limite del flamenco (ascoltare l’inizio di “Amaloun Jadid II” per farsi un’idea). Quando poi i toni calano e la musica abbandona le sponde del death metal, la voce di Sarah prende il sopravvento e ci culla in atmosfere propriamente arabeggianti, spalleggiando alla grande una sezione estrema altrettanto buona. Ed è proprio questa saggia alternanza il punto di forza che determina la riuscita di questo disco, perché in ogni canzone si può trovare la furia e la melodia, in un equilibrio quasi perfetto. Quasi, perché ogni tanto si ha la sensazione che la voce di Sarah conceda un po’ troppe pause, ma è un difetto ampiamente trascurabile data la qualità generale che permea il disco.
Per fare un paragone con band più conosciute, potremmo definire gli Arkan una sorta di Orphaned Land con l’occhio più strizzato verso il death. E a testimonianza di ciò, sulla traccia “Deus Vult” troviamo come ospite proprio Kobi Farhi, frontman della band israeliana, che fornisce una prestazione in linea con l’ultima uscita della sua band, basata soprattutto sulla melodia, a fare da contraltare alla rabbia di Florent.

In conclusione, un ottimo album, testimonianza del fatto che anche nel 2011 c’è spazio per osare, per cercare nuovi suoni e per unire culture (e religioni) sotto un'unica egida, creando sonorità nuove e variegate. La produzione poi è curata da Fredrik Nordstrom (Dark Tranquillity, In Flames), una vera garanzia. Ascoltateli assolutamente se vi piace il death metal, ma ascoltateli anche se non è solitamente nelle vostre corde, perché potreste scoprire una nuova realtà che potrebbe letteralmente conquistarvi.
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 29 apr 2011 alle 01:10

Quante ne so..

Inserito il 28 apr 2011 alle 21:25

Wow, li sto ascoltando ora sul Tubo e mi sembrano davvero meritevoli ;)

Inserito il 28 apr 2011 alle 19:57

Quanta saggezza in un solo uomo

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