Copertina 7

Info

Anno di uscita:2002
Durata:145 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. MAGGOTS AND RIOTS
  2. CRIMINAL
  3. DISTORTION OF NATURE
  4. CROOKED
  5. BUTTERFLIES
  6. UNEARTHED
  7. THE DESCENT
  8. DEATH REQUIEM
  9. CHRISTIANIZED MAGICK
  10. VOICE OF REASON : VICIOUS BARKER
  11. FACE AFTER THE SHOT
  12. THE IVORY OF SELF-HATE
  13. THE NAILING
  14. MISTAKE
  15. INVINCIBLE
  16. AURORA
  17. SADNESS WILL PREVAIL

Line up

  • Steve Austin: vocals, guitars, keyboards, samples
  • Chris Debari: bass
  • Marshall Killpatric: drums

Voto medio utenti

Monumento all’incoerenza. Incoerenza di una dimensione musicale piena di nevrosi, sclerosi, violazioni del comune senso dell’arte. Incoerenza nella coerenza di raccontare in frammenti e schegge impazzite, la frammentarietà e le schegge impazzite del nostro vivere quotidiano. Today is the Day, oggi è il giorno, un giorno che nella testa del ‘reverendo’ Steve Austin passa con un trapano conficcato nel cervello, ogni giorno. Tanta pazzia condensata, si fa per dire, nelle oltre due ore che compongono “X” e “Y”, i due movimenti di cui “Sadness will Prevail” è composto. Ma andiamo con dis-ordine. “X” rappresenta al meglio l’anima vera della band, quella fatta di noise rock e grind, disturbi elettronici ed industriali, spazi vuoti ed anfetamine che si mischiano nella testa di Austin, autore delle composizioni, più che mai in questo nuovo capitolo affascinato dal verbo apocalittico sabbathiano. Niente di definitivo intendiamoci, non c’è un momento uno in cui la band sembra aver controllo su ciò che fa, è come se le idee fossero state assemblate in un processo produttivo illogico che solo per un puro caso acquisisce senso. Piacerebbe molto a Mike Patton un disco del genere e non è da escludere che il prossimo lavoro dei Today is the day non vedrà la collaborazione del cantante situazionista per eccellenza…chi può dirlo? Chi può dirlo soprattutto il senso di “Y”? Magari sono il minuto e mezzo di…il titolo non ha importanza, credetemi, in cui si condensano due canzoni due appena abbozzate, oppure i due intermezzi vocali femminili degni dei più eteri 3rd and the mortal, oppure le brevi suite per piano, oppure i 23 minuti industrial grind, posti quasi in chiusura, oppure….oppure l’orrore di cercare di raccontare quello che non si può più, l’uomo.
Recensione a cura di Emanuele Rossi

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