Dai Lo - The Constant Threat Of Accidental Death

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:42 min.
Etichetta:Copro
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. VIGILANTE
  2. HOUSE OF CARDS
  3. THE DEVIL'S PRIZE
  4. IRRESISTIBILE FORCE VS. IMMOVABLE OBJECT
  5. MISERY MACHINE
  6. INTERLUDE
  7. GREEN UNBRELLA
  8. HAVE IT YOUR WAY
  9. GOLDEN RULE
  10. CLOSE
  11. THE PUSH
  12. ONE MAN'S MEAL
  13. DEAD MAN'S SUIT

Line up

  • Shaun Bailey: vocals
  • Jim Sanders: guitars
  • Jonn Whaley: bass
  • Simon Williams: drums

Voto medio utenti

I Dai Lo sono una band formatasi nel 1999 in quel di Nottingham (UK), in arrivo con il primo platter in uscita per l’altrettanto inglese Copro Records. 'The Constant Threat Of Accidental Death' presenta un sound decisamente fresco, tutto incentrato sulla grandissima voce ed interpretazione del singer Shaun Bailey, figlia diretta del classico trade mark Pattoniano (ma anche Chino Moreno è ben presente nell'ugola di Shaun), ove accanto a buoni arrangiamenti melodici (anche se a volte decisamente easy, a sfiorare soluzioni da Californian Boy Band) si possono ritrovare episodi più maturi e più heavy. Con radici ben piantate nel suono primordiale degli Helmet, 'House Of Cards' e 'The Devil's Prize' potrebbero essere benissimo la fotografia di questo dischetto, anche se non sono da dimenticare la pacca dal sapore Incubussiano di 'Irresistible Force vs. Immovable Object' o la party song californiana (questa si!) di 'Have It Your Way'. Se da un lato, dunque, il mood del platter è quello buono ed il songwriting non lo è da meno, dall'altro a difettare un pochino è la produzione, con la batteria non proprio perfetta nella scelta dei suoni (i piatti sono veramente pessimi, il suono del Charleston non lo si distingue da quello degli altri) ed il missaggio (gli strumenti diverse volte non sono al giusto livello con la voce). Nel globale, comunque, senz'alto una più che piacevole sorpresa dall'Inghilterra, Paese che ultimamente continua a sfornare un sacco di bands Emo praticamente tutte uguali, e quasi tutte di una pochezza di idee sicuramente non invidiabile.

Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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