Non capisco perché i The Blueprint continuino a sfornare EP, quando con un pochino più di accortezza, potrebbero sfornare un grandissimo album. Il combo capitanato da Karl Middleton questa volta non colpisce diretto e preciso come nel precedente, ottimo EP (‘*zero*zero*one’), ma sforna piuttosto un dischetto ove sono contenute un paio di songs titubanti – e mi sto riferendo a ‘This Ends Here’ ed a ‘Hall Of Splinters’ – non all’altezza delle successive e decisamente migliori ‘Sans Chorus’ ed ‘International House Of Dirt’ che comunque valgono da sole l’innalzo del voto finale (altrimenti molto più insufficiente). Nonostante la produzione, ancora una volta affidata al grande Andy Sneap, sia come al solito spettacolare, questa volta non mi sento in grado di premiare la band inglese, sicuramente capace di un songwriting molto migliore (in un EP di sei canzoni, dove la prima è un intro, dove due songs non trascinano a dovere, rimanendo sotto tono e dove sono solo altre due a mantenere alto il valore del disco, mi sembra che il lavoro non sia stato svolto a dovere) con una costanza maggiore. Se volete rimanere a bocca aperta tornate sul primo EP, è lì che questa band ha finora dato il meglio. A mio malgrado e controvoglia (anche se magari riconosco che sono un pochino troppo esigente nei confronti dei The Blueprint), platter vicino alla sufficienza, ma non raggiunta.
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