Copertina 7

Info

Anno di uscita:2010
Durata:50 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. ANGELS OF THE FALL
  2. EMPEROR OF RUIN
  3. HUMANIZE THE DEMON
  4. PHOBIA PROLOGUE
  5. PHOBIA
  6. AFTER THE END
  7. A MATTER OF TIME
  8. FROM BEYOND
  9. THE FERRYMAN
  10. SCHIZOPHRENIA

Line up

  • Carsten Frank: vocals
  • Tobias Liedke: guitar
  • Stefan Aedo: guitar, backing vocals
  • Soren Becker: drums
  • Thomas Maiwald: bass

Voto medio utenti

Interessante nuova band proveniente da Hannover, Germania, gli Athorn sono un avvincente miscuglio di melodic death à la Darkane con solos ipertecnici di scuola petrucciana, ed una gustosa alternanza di clean e growling vocals, che mi suona molto come un Warrell Dane con qualche anno di meno. Mettete tutto questo nel calderone, spruzzate con un filo di commercialità che non fa mai male, non si sa mai che qualche radio decida di passarti, ed eccovi servito il debut “Phobia”. Per carità, qui si parla di un lavoro onestissimo, e che sarà molto gradito agli amanti di In Flames, Nevermore e compagnia danzante. Anche se, ad onor del vero, i mid-tempos, un po’ troppo presenti in questo disco, danno quasi da pensare che, se si fosse osato un pelo di più, se si fosse pestato sull’acceleratore invece di provare a strizzare l’occhio al mainstream, ne sarebbe potuto venir fuori un signor album. Ciononostante, i buoni pezzi non mancano affatto: dalla potente “Emperor of Ruins”, a “Humanize the Demon”, con i suoi stop and go che fanno molto primi Maiden; la title-track si concede il lusso di un bellissimo prologo, molto drammatico e cinematografico, per poi sfociare in un brano dalla partenza dolce e sussurrata, ma dal mood altalenante e inaspettato, che sa regalarci anche una bella sfuriata di doppia cassa e growls, ben fatte e ben eseguite. Molto bello il ritornello di “After the End”, impreziosita da un bel lavoro al basso; di sicuro uno dei brani più azzeccati del cd, perfetta simbiosi tra i vari generi proposti dalla band. Si torna a pestare duro in “A Matter of Time”, che a mio avviso soffre di un ritornello un po’ troppo Avenged Sevenfold, if you know what I mean

È davvero impresa ardua tentare di definirvi in parole il genere degli Athorn; ma se tra di voi c’è qualcuno che accolgie con favore le commistioni, gli esperimenti sonori, l’evoluzione e la progressione, dovrebbe dedicare un po’ di tempo a questa band, che riesce in maniera più che soddisfacente a coniugare thrash, death, melodic e power, impresa certo non da tutti.


Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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