Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2003
Durata:46 min.
Etichetta:Remedy
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. THE LEGACY
  2. MIRROR OF FATE
  3. BREAKING GLASS
  4. BLACK HOLE
  5. EYE OF THE STORM
  6. MAZE OF DREAD
  7. THE AFTERLIFE
  8. GREEN HELL
  9. BACK FROM HELL
  10. INTO THE BLACK (BONUS TRACK)

Line up

  • Andreas Babuschkin: vocals
  • Claudius Cremer: guitars
  • Martin Christian: guitars
  • Jan Bünning: bass
  • Markus Corby: drums

Voto medio utenti

Sin dagli esordi uno dei gruppi più brillanti delle "seconde linee" del metal teutonico, i Paragon arrivano con "The Dark Legacy" alla loro sesta realizzazione. Per l'occasione rispolverano come bonus track un pezzo del loro primissimo repertorio: "Into the Black", presente in origine sul Mini CD "Into The Black" (1994) e già ripreso sul seguente full lenght "World of Sin" del 1996. Non so come suonasse l'originale, tra l'altro all'epoca non cantava ancora il bravo Andreas Babuschkin entrato in formazione solo da "The Final Command", ma il pezzo si mimetizza senza alcun problema tra i pezzi nuovi, a conferma della coerenza mantenuta nel tempo dai Paragon. Ad essere puntiglioso, forse il nuovo album li vede un po' più vicini del passato a quanto proposto dai gruppi di punta del Power Metal tedesco, ed allo stesso tempo ci sono meno richiami al Power/Speed americano (nei dischi precedenti avevano piazzato le covers di "Fighting For The Earth" e "Violence And Force"). Infatti, si sente distintamente la mano di Piet Sielck che, ancora una volta, ne ha curato produzione e mixaggio. Sopratutto è Andreas Babuschkin a richiamare parecchio Chris Boltendahl, ma anche il già citato Sielck, tanto da far pensare che pezzi come "The Legacy" o "Breaking Glass" non avrebbero sfigurato su alcuni album (quelli meno epici come "Heart Of Darkness" o "The Grave Digger") dei Grave Digger o supporre che un ottimo mid tempo come "Eye of the Storm" potesse essere un estratto da "Unification" degli Iron Savior. Chitarre veloci e risolutamente aggressive, così come la batteria, espliciti inviti ad un headbanging sfrenato. Ovviamente troviamo anche quegli immancabili chorus (come su "Back From Hell") in linea con la tradizione power del loro paese. Classico e roccioso metal, quindi, però con un certo feeling dark che trapela di tanto in tanto, un aspetto probabilmente dovuto al contesto lirico in cui sembrano snodarsi i brani, un mood ben presente sulla cadenzata "The Afterlife".
Un buon album, d'impatto e che si fa ascoltare con piacere, forse carente di personalità ma non certo di ardore metallico.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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