Copertina 7

Info

Anno di uscita:2009
Durata:43 min.
Etichetta:Napalm

Tracklist

  1. DER RING DER NIBELUNGEN
  2. FAFNIR
  3. ALBERICH, DIE EISENFAUST
  4. DIE PROPHEZEIHUNG
  5. BRUNHILD
  6. SACHSENSTURM (LISTEN)
  7. TOTENWACHT
  8. TODESMARSCH
  9. GÖTTERDÄMMERUNG

Line up

  • Sandra Schleret: vocals
  • Werner Bialek: vocals
  • Bruder Cle: vocals
  • Ortwin: guitars
  • Johannes Leierer: bass
  • Schattwan: keyboards
  • Patrick Schrittwieser: drums

Voto medio utenti

Definire il terzo album degli austriaci Siegfried un semplice disco di epic metal sarebbe un grave errore. Nel complesso lavoro che mi sono trovato di fronte, infatti, emergono chiaramente influenze black/viking, gothic e progressive. Quindi non pensate, nemmeno per un momento, di avere a che fare con un disco di stampo “crucco”, perché qui dentro non troverete nulla di tutto quello a cui le allegre brigate germaniche vi hanno abituato. Non sperate nemmeno che bastino un paio di ascolti per cogliere le mille sfaccettature di Niebelung, reso ancora più ostico dall’uso della lingua tedesca.

Sostanzialmente, si tratta di un concept che narra la leggenda dell’Anello del Nibelungo, attraverso le voci di Bruder Cle (scream), Werner Bialek (che interpreta il giovane Sigfrido) e Sandra Schleret, splendida ed eterea Brunilde. Le nove tracce del disco sono rappresentate da composizioni oscure, nervose, con continui e repentini cambi di tempo, che rendono pienamente il concetto della narrazione in divenire. Le tre voci si distinguono e si rincorrono, sorrette da tappeti di arrangiamenti orchestrali condotti dalle tastiere, sempre in evidenza. Alle spalle di tutto ciò, una sezione ritmica fuori dal comune assume sapientemente la regia del racconto. Accanto alle parti più intricate (notevoli anche gli inserti di blast beat), non mancano episodi più melodici, ovviamente affidati alla voce femminile, che tuttavia non consentono mai all’ascoltatore di rilassarsi, essendo sempre dominati da atmosfere cupe e minacciose. Non mi pare corretto soffermarmi su questa o quella canzone, perché toglierei senso a un album concepito nella sua interezza, che come tale va considerato. Tuttavia, dopo qualche passaggio nel lettore CD, ci si rende conto che la seconda parte del disco è nettamente la migliore, probabilmente perché da spazio a tutte le componenti evidenziate finora.

Intendiamoci: qui dentro non c’è nulla di nuovo. Tutto già fatto, sia in meglio che in peggio. Ma va il mio pieno rispetto, oltre al mio sette in pagella, a un disco pregevole e complicato, difficile perfino da spiegare a parole. Consigliato solamente agli amanti del genere, che troveranno pane per i loro denti ma avranno comunque bisogno di più ascolti per digerire questo lavoro. Per tutti gli altri, un album da evitare assolutamente per non correre il rischio di buttare soldi e tempo.
Recensione a cura di Alessandro Quero

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