Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2009
Durata:55 min.
Etichetta:Furnace Maximus Records

Tracklist

  1. ROSE IN THE DARK
  2. ARRIVAL
  3. TOUCHING GOD
  4. RISE
  5. DOWN OF THE SUN
  6. IN THIS WORLD
  7. GENERATION NEXT
  8. NEVERMORE
  9. VOICE IN THE SILENCE
  10. THE CHAIN

Line up

  • London Wilde: vocals, keyboards
  • Dave Starr: guitars, bass
  • Jim Hawthorne: drums

Voto medio utenti

Dave Starr si è certamente fatto apprezzare nel corso degli anni per la sua lunga militanza come bassista dei Vicious Rumors (ma lo ricordiamo anche nei Laaz Rockit e nei Chastain) ma in questa occasione ha deciso di prendersi sulle spalle il peso dei WildeStarr, con i quali incide "Arrival", un album dove si occupa non solo del basso ma anche delle chitarre. Ad accompagnarlo troviamo il batterista Jim Hawthorne ma sopratutto la cantante London Wilde, che mi mettono a disposizione di un Metal ottantiano che ha le sue radici nella scena Power & Speed statunitense.
"Rose In The Dark" è un'ottima partenza, varia, potente ben interpretata da London Wilde con un lungo e azzeccato guitar solo da parte di Dave Starr. Tuttavia già dalla seguente "Arrival" il terzetto mostra qualche difficoltà in più, dato che la titletrack non sfoggia la stessa freschezza ed impatto. A rimettere in corsa il gruppo ecco che irrompono prima la cupa e sabbathiana "Touching God" e poi la graffiante "Rise" dove incappiamo in certi acuti da parte della Wilde che richiamano il "malvagio" King Diamond, a dimostrazione della versatilità di una cantante che fino a questo lavoro si era fatta conoscere più come ingegnere del suono e songwriter che come vocalist.
"Down of the Sun" e la priestiana "In This World" scorrono invece via senza colpo ferire e così il primo colpo di reni questo terzetto statunitense lo offre con la veloce e thrashy "Generation Next", andando poi a dare il meglio su una "Voice in the Silence" che ricorda i Queensryche e sulla conclusiva "The Chain", dove allentano le briglie per dar vita ad un brano finalmente fluido e ben costruito.
Qualche idea ancora un po' confusa tarpa le ali ad un album che nelle sue prime battute aveva lasciato sperare in un esordio col botto.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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