Loadstar - Calls From The Outer Space

Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2009
Durata:55 min.
Etichetta:Uk Division Records

Tracklist

  1. SHOTGUN MESSIAH
  2. SCREEN ADDICTION
  3. MIDNITE (THE TIME OF THE WITCH)
  4. VOODOO STAR
  5. BURNING SEAS
  6. GOTHIC
  7. ALIEN WORLD
  8. SAND TIDES
  9. TIME WON'T FORGET
  10. REVENGE
  11. CANZONE APPASSIUNATA (BONUS TRACKS)
  12. SCREEN ADDICTION - ACOUSTIC VERSION (BONUS TRACKS)

Line up

  • Arnaldo “Al” Laghi: vocals
  • Stefano Guercia: guitar
  • Riccardo Napoli: guitar
  • Alessandro Pacella: bass, acoustic guitar
  • Massimo Tatafiore: drums

Voto medio utenti

Concetti come determinazione, coerenza, consapevolezza, vocazione e passione in qualche caso hanno più valore che in altri, e sinceramente non credo di rischiare di essere “smentito” troppo facilmente se affermo che tale situazione è tranquillamente applicabile ai partenopei Loadstar.
Era dal 1985 che, seppur interrotti da una pausa di riflessione e caratterizzati da qualche variazione di personale, ci “provavano”, ed oggi, dopo un brillante e propedeutico promo del 2007 (il cui programma viene completamente recuperato in questo Cd), ecco arrivare finalmente la tanto sospirata pubblicazione del primo full-length ufficiale.
Affrontare un’analisi sui motivi che hanno costretto i nostri, fin dagli esordi capaci di distinguersi per qualità e talento, ad un’attesa così lunga, sarebbe un esercizio intellettuale poco produttivo, che porterebbe a tirare in ballo la solita esterofilia italiana, una scena ingenua e “complicata” e un buon numero di musicisti che hanno condiviso un similare “travaglio” artistico.
Quello che c’interessa di più è, invece, presentare adeguatamente questo “Calls from the outer space”, un album che offre, pur nell’ambito delle peculiarità tipiche del cosiddetto heavy metal “classico”, una notevole varietà di temi sonori, condotti con consistente tecnica, sapiente maestria compositiva e quella “cultura” specifica che non sempre si riesce a percepire così autentica nei molti frequentatori del genere dotati di un background meno “solido”.
Insomma, come ho già detto in circostanze analoghe, la genuinità dei Loadstar non è la conseguenza di uno studio (più o meno fecondo) sui “testi sacri” effettuato a posteriori, ma l’espressione di un gruppo che lo sviluppo di certi suoni lo ha sperimentato “in diretta” sulla sua pelle e che per di più riesce a riprodurli senza che una fastidiosa patina di formalismo eccessivamente nostalgico ne limiti l’efficacia.
Ovviamente stiamo parlando di power metal americano ottantiano, NWOBHM, suggestioni speed / thrash e riuscite puntate in campo epic, tutta “roba” non esattamente “progressista”, eppure le canzoni hanno forza, vitalità, intensità e fungono da ammonimento per chiunque ritenga che per suonare “classici” non sia necessario il benché minimo impegno creativo.
Elaborazioni strumentali che sanno di potenza, melodia, trazione, enfasi e addirittura di piccolissimi rigurgiti vagamente gotici, il tutto espresso attraverso una sezione ritmica precisa, duttile e instancabile, un guitar-work che sa cesellare e affettare e una voce, magari non straordinariamente appariscente e tuttavia sempre adeguata, capace di adattarsi alle condizioni armoniche senza eccedere o perdere di vista la capacità comunicativa.
A questo punto, qualche citazione: la prima riguarda “Canzone appassiunata”, singolare e piacevole rilettura in chiave speed di uno standard napoletano (special guest on vocals Ida Rendano … che i nostri vogliano, ehm, mettersi al riparo da un’eventuale accusa d’abiura delle proprie origini, ricordando andare avanti sì, ma ad una condizione, che tieni sempre conto della tradizione, frase piuttosto famosa nel repertorio di un loro illustre concittadino?) e poi “Screen addiction” (presente anche in una buona versione acustica), “Midnite (the time of the witch)”, “Voodoo star”, “Burning seas”, “Sand tides”, “Revenge”, spigolature di un disco che vale nella sua globalità (compreso il pregevole aspetto estetico del digipack e l’egregia resa sonora) e non per singoli episodi.
I Loadstar rappresentano un’altra prova indiscutibile a supporto dell’idea che l’heavy metal, quello “vero” e piuttosto rigoroso, può ancora rappresentare un mezzo di grand’elevazione sonora e di considerevole soddisfazione uditiva … il necessario a tale gratificante risultato lo trovate elencato in testa a questa disamina, ma voglio sintetizzarlo anche nel suo epilogo, spingendomi ad utilizzare una parolina impegnativa, un po’ logora, “blasfema” e pure pretenziosa: fede … verosimilmente, la colpevole di tutto.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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