Copertina 7

Info

Anno di uscita:2009
Durata:24 min.
Etichetta:Bridge Nine
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. PEACE AND QUIET
  2. REMEMBER
  3. COFFIN NAIL
  4. FUCK THIS YEAR
  5. BOYS IN BLUE
  6. BETTER WAYS TO DIE
  7. SO FAR FROM HOME
  8. BLACK CLOUD
  9. NO MORE LIES
  10. BLOODLUST
  11. OUR GLORY DAYS

Line up

  • Bryan Harris: vocals
  • Frankie Puopolo: guitar
  • Ben “B-Roll” Kelly: guitar
  • Rob Deangelis: bass
  • Memphis: drums

Voto medio utenti

Non so se sarei mai arrivato a chiamarlo la nuova definizione del Boston hardcore, come fa la prestigiosa Bridge Nine nella scheda promozionale del disco, ma è innegabile che “Better ways to die”, la quarta (se non erro) prova sulla lunga distanza dei Death Before Dishonor è davvero un buon album di HC-punk metallizzato, corposo, coinvolgente e potente.
A dispetto di una lavorazione a quanto pare non proprio “tranquilla” (cambi di line-up, problemini di natura organizzativa), il nuovo lavoro dei Bostoniani riesce ad amalgamare assai bene tutti i suoi elementi costitutivi e le influenze che lo caratterizzano, risultando alla fine come un ottimo prodotto, aggressivo e melodico, caustico e “proletario”, ricco di cori anthemici (tra i più trascinanti del settore!), tempi veloci, stacchi mozzafiato e geometrie metalliche, in una capace miscellanea di Rancid, Dropkick Murphys, Hatebreed, Madball, Agnostic Front, Cro-Mags e Slayer.
Sono proprio la “varietà” e il gusto con cui viene saggiamente accostato il “vecchio” al “nuovo”, le carte vincenti di questi ventiquattro minuti di musica piuttosto avvincente, in grado di conquistare sia i fan dell’old-school, sia i sostenitori del genere meno legati alla sua “gloriosa” tradizione, grazie ad un equilibrio compositivo che scongiura allo stesso tempo gratuite staticità e progressioni troppo “temerarie” e snaturanti.
Bravo il cantante Bryan Harris a mantenere la sua voce infuocata e corrosiva senza perdere mai di vista una certa “affabilità” armonica nel timbro e molto lucidi i suoi compagni d’avventura nel giostrare con abilità strutture musicali sempre intense e appassionate, in cui la componente metal (espressa anche sotto forma di brevi assoli) appare abbastanza canonica e tuttavia assolutamente funzionale alla buona riuscita del risultato finale.
Sottolineando, infine, la pregevole produzione di Jim Siegel, non mi resta che consigliarvi questi fieri, maturi e preparati figli del Massachussets.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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