Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:non disponibile
Etichetta:LM Records
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. APOPHIS 2036
  2. SEPTEMBER STARS
  3. LAST PLANET
  4. STRANGE SENSATION
  5. COSSYRA (THE DAUGHTER OF THE WIND)
  6. THE NIGHT
  7. THUNDER IN THE MIDDLE OF THE NIGHT

Line up

  • Riccardo Barbiera: drums
  • Emanuele Carrubba: bass
  • Giuseppe Carrubba: keyboards
  • Giuseppe Di Sparti: guitars

Voto medio utenti

I siciliani Inner Quest arrivano dalla mia amata Sicilia, ed hanno una storia a dir poco strana, visto che, nati come cover band dei Dream Theater, arrivano oggi a dare alle stampe il loro primo full length come quartetto strumentale! Sì, proprio così, cari lettori: la band ha deciso, man mano che la fase compositiva avanzava, di disfarsi di un cantante e di ripiegare tutte le energie all'arrangiamento delle musiche che andavano nascendo durante la stesura dei pezzi, fino a creare sei brani (ed un intermezzo) davvero di pregevolissima fattura. Qui la matrice sonora è immediatamente riconducibile alla band di Petrucci e comprimari vari, ma non vi illuda il facile riferimento, perchè gli Inner Quest hanno dalla loro una personalità spiccata ed un sound presonale e riconoscibile, complice un'ottima produzione, un'esecuzione davvero impeccabile, e dei brani convincenti mai monotoni e sorprendenti in più d'un movimento. Altra nota di merito, a mio avviso, va assegnata ai suoni di tastiera: è questo uno dei punti deboli di moltissime bands prog degli ultimi tempi, e parlo anche delle più blasonate: spesso una partitura piacevole rischia di venir storpiata da un suono sgraziato, poco confacentesi al mood del brano. In questo caso, per fortuna, le keys di Giuseppe Carrubba hanno un sound azzeccato, e sanno cambiare colore come un camaleonte per adattarsi al particolare stato d'animo dei vari brani, nei diversi momenti.

Sei tracce interamente strumentali, si diceva, ma qui la classe è tanta, e le songs seguono strutture asimmetriche ricche di fascino, che sanno conquistare l'ascoltatore, stregandolo e coinvolgendolo emotivamente nell'ascolto.
E' ovvio che un disco di prog metal strumentale va espressamente consigliato ad estimatori del genere, ed è ovvio che un lavoro del genere non avrà dalla sua l'immediata fruibilità da parte dell'ascoltatore medio. Ma, parola di scout, gli Inner Quest sono quattro musicisti formidabili, veri virtuosi ai rispettivi strumenti, ed in più hanno la rara dote di saper piegare le propie doti individuali per il bene del brano, che così non risulta mai schiacciato da abusivismi virtuosistici.

Pollice su, insomma, ed in maniera netta, per gli Inner Quest. Gran bella sorpresa.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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