Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2007
Durata:52 min.
Etichetta:Cypher Arts

Tracklist

  1. THE SIREN AND THE MARINER
  2. THE LEVEES' BREAK
  3. IN THE ROCKS
  4. RECLAIMED
  5. AGUA CLARO
  6. STARCURRENTS
  7. SONG OF THE POND
  8. A GATHERING STORM
  9. THE WATERFALL
  10. CATCH THE WAVE
  11. PRELUDE IN C MIN.

Line up

  • Alex Carpani: Keyboards
  • Aldo Tagliapietra: Vocals
  • Dan Shapiro: Bass
  • Ken Jaquess: Bass
  • Neil Bettencourt: Drums
  • Tony Spada: Guitar
  • Lindsey Boullt: Guitar
  • Michel Sajrawy: Guitar
  • John Thomas: Guitar
  • Robert Wolfe: Guitar
  • Marc Pattison: Guitar
  • David Scott: Guitar
  • Shelley Doty: Guitar
  • Cory Wright: Sax, Flute
  • Beatrice Casagrande: Vocals On ‘The Siren And The Mariner'

Voto medio utenti

Alex Carpani è un virtuoso tastierista nostrano, che ha fatto del prog rock settantiano una bandiera, portando avanti un movimento che vanta predecessori illustri quali PFM, Orme, Area, Banco, e molti altri. Non è un mistero che il progressive rock tastieristico abbia proprio nel bel paese una solidissima base, ed un numero di estimatori in costante aumento. Memore delle grandi tradizioni del suo Paese, Alex raduna accanto a sè un nutrito gruppo di esperti musicisti gravitanti nell'area progressive (potete vedere il "listone" nei credits), ed affida ad Aldo Tagliapietra delle Orme le parti vocali di un lavoro nato come progetto strumentale. Il risultato è questo disco, "Waterline", sorta di semi-concept (anche grafico) sul "pelo dell'acqua", la linea sottile che divide il sopra dal sotto, il noto dall'ignoto, il buio dalla luce.
Il sound è chiaramente di matrice prog settantiana, e le tastiere di Alex, pur essendo la linea guida dell'intero progetto, sanno sapientemente lasciare spazio a tutti gli strumenti coinvolti.
E' musica intelligente, insomma, che va ascoltata e degustata con calma, e più volte, prima di riuscire a filtrare sottopelle e regalare l'intero bouquet di nuances di cui dispone. Ciò nonostante, mi chiedo ancora il motivo di intitolare le canzoni in inglese, quando poi queste hanno i testi in italiano. La mossa sembra meramente commerciale, ed è da sempre una delle cose che mi fanno storcere il naso, per quanto riguarda questo settore: dal jazz al prog rock, dalla fusion a tutta la musica stupidamente definita "colta", c'è sempre un'esigenza di apparire, oltre che essere, che trovo fastidiosa e un pò foprzata. Un musicista, soprattutto uno dalle capacità di Alex, dovrebbe fare del suo essere italiano una bandiera, invece di piegarsi a simili compromessi. Tant'è, l'album è davvero piacevole seppur a volte un pò pretenzioso nei suoni e negli arrangiamenti. Come vi dicevo prima, necessita di certo di molti ascolti, perchè sa regalare, ogni volta, sfumature e suggestioni diverse ed affascinanti.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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